lunedì 4 maggio 2020

Fase 2 e congiunti

Così oggi comincia la fase 2.
Tutta la questione sui congiunti mi ha fatto un po' pensare. Scrivo questa riflessione al netto del risultato finale, che è stato l'equiparazione dei "congiunti" agli affetti stabili. Consideriamola una petizione di principio.
Dare evidenza pubblica di una relazione non è lo stesso che non farlo.
Si noti che per "evidenza pubblica" intendo qualsiasi atto pubblico, che va dal matrimonio all'unione civile al trasferire la residenza in comune.
Quando parliamo di legalità è necessario dimostrare delle carte, qualcosa di tangibile. Però qui siamo ancora in un ambito legalistico: in ambiente anglosassone, laddove non esistono nemmeno le carte d'identità, probabilmente funziona in modo diverso. Siamo ancora nell'ambito del "controllo".
Ma c'è anche un altro ambito: una coppia che ufficializza pubblicamente la propria relazione prende un impegno pubblico. Siamo su un livello ancora diverso. Si prende un impegno pubblico che si dice che non si è da soli. Questo comporta un aiuto reciproco e - come in questo periodo - dei rischi reciproci. La presenza di questi rischi ha conseguenze sia sanitarie (se mi ammalo io ti ammali anche tu) sia collaterali (se mi ammalo io tu finisci in quarantena). Chi non ufficializza non corre questi rischi, anche se magari di fatto convive almeno parzialmente.
Mi pare che abbia un senso il fatto che, di fronte a 1) il fatto che la colletività risparmia sull'assistenza e sul welfare, quando c'è un relazione stabile; 2) la relazione stabile e ufficiale comporta degli svantaggi; allora per "compensare" 1+2 lo Stato garantisca qualche vantaggio.
Perché nelle condizioni normali non c'è questa preoccupazione a compensare gli svantaggio a garantire vantaggi? Perché non ci sono limitazioni per nessuno: è il discorso della sospensione delle libertà, su cui tornerò.

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