martedì 12 maggio 2020

La storia di Silvia Romano

La liberazione e conversione di Silvia Romano è la notizia del giorno.
Alcuni appunti al riguardo.
Ci sono tre questioni grosse: il mettersi in pericolo, il pagamento di un riscatto e la conversione.
Le prime due sono questioni già viste. Silvia Romano va a fare cooperazione in Africa. Viene rapita. Lo Stato paga. Cosa pensare di questa catena di eventi?Innanzitutto il volontariato/cooperazione. Non riesco a pensare male di chi lo fa.
Richiedo che sia fatto con i crismi, con la massima prudenza possibile, con organizzazioni serie, non allo sbaraglio (come sembrava il caso delle "due Simone" in Siria). Ma se diciamo "aiutiamoli a casa loro", allora bisogna pure farlo. Certo si può fare cooperazione in posti più o meno sicuri, ma è anche vero che 1) i posti meno sicuri spesso sono anche quelli che hanno più bisogno e 2) credo proprio che non ci sia la fila per andare in posti pericolosi, credo che la cooperazione si distribuisca naturalmente secondo scale di rischio. Tra l'altro il Kenya non è la Somalia, pur confinando; conosco anche personalmente gente che aiuta in Kenya.
In ogni caso bisogna ricordare (come per gli stupri, mutatis mutandis) che la colpa di un rapimento è dei rapitori, mai del rapito, anche se questi ha il dovere morale di fare il possibile per essere prudente.
Passiamo poi al riscatto. Pagare vuol dire cedere al ricatto morale dei rapitori. Questo è odioso e può indurre meccanismi di reiterazione del gesto. Detto ciò, finché i numeri sono quelli che sono (non più di uno-due casi l'anno) personalmente sono dell'idea che sia giusto preservare la vita umana.
Mi chiedo se non sia possibile richiedere per certe attività o certi Paesi indicati dalla Farnesina la stipula di un qualche tipo di assicurazione, tipo la tessera CAI per l'elisoccorso. In modo discreto, s'intende, perché anche questo può essere un incentivo.
Mi viene in mente infine che molte aziende private pagano, in varie forme, per la loro tranquillità in certi contesti (tipo le aziende petrolifere in Libia). Questo come è moralmente configurabile? E' foraggiamento del terrorismo? Va bene perché sono soldi privati? (che poi, privata l'Eni...) Va bene perché il petrolio è necessario e la cooperazione no?
Detto tutto ciò, sinceramente io se fossi liberato con soldi pubblici un po' mi sentirei in colpa. O quantomeno a disagio.
Ultimo passaggio, e vera novità della faccenda, la conversione. Di questa si può dire molto poco. Libera scelta? Plagio? Sindrome di Stoccolma? Che altro?
Prendiamo per buona la libera scelta. Diciamo che mi pare strano che un prigioniero di un gruppo che si caratterizza religiosamente abbracci quella religione. Posso leggere libri, sentire spiegazioni, ma l'immagine - anzi, la testimonianza - che mi stanno dando i miei carcerieri è quella di una religione che in qualche modo giustifica o tollera il rapimento di altre persone. Ok, se è così quella non è la mia religione.
D'altra parte dipende da molti fattori. Probabilmente se avessi come compagno di prigionia un san Massimiliano Kolbe potrei convertirmi al cristianesimo anche se i mie carcerieri fossero cristiani. Sarei convinto che il vero cristianesimo è quello del santo, non dei nazisti. Ma è anche vero che in quel caso i nazisti non si piccavano di essere veri cristiani combattenti di una guerra santa. Al-Shabaab invece sì.
Certo la gestione mediatica della cosa è stata sbagliata.
Proprio a questo riguardo, spero molto di non sentire più parlare di lei.
Niente interviste, niente comparsate. Niente foto in moschea a casa sua. Se invece dopo un percorso psicologico o interiore si "deconvertisse", niente notizia a nessuno. Non deve diventare un simbolo.

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