giovedì 24 aprile 2025

Isaac Asimov

Segnalo questo articolo molto completo sulla figura di Isaac Asimov, che condivido praticamente al 100%.
Parliamo di un genio assoluto, che ha la piccola "colpa" di aver indirizzato, con il suo stile asciutto e semplice, la fantascienza tutta verso quella direzione, o quella vulgata.
Ma i suoi sterminati racconti sono una summa filosofica di domande sulla realtà, l'esistente, il sapere, in definitiva su cos'è l'uomo.
Sono la versione fantascientifica delle tragedie greche, senza essere tragedie ma con in più l'ottimismo.
Questo passaggio
Un paradosso ambulante: l’uomo che è stato un pilastro della “space opera” raramente lasciava New York. E di solito prendeva il treno.

mi ricorda Salgari, l'uomo che descrisse mondi esotici e avventurosi senza allontanarsi mai dalla pianura padana.

Salgari e Asimov, due pilastri della letteratura per ragazzi. A 10-12 anni divoravo il primo, il secondo l'ho conosciuto un po' tardi - probabilmente l'età giusta è l'adolescenza tra i 15 e i 20 ma l'ho divorato ugualmente.
E entrambi non li rileggo, per evitare il fatto che "invecchiano male". Ma sarà vero, poi, di Asimov? Forse i cicli sì, ma le novelle, molte novelle sono geniali a ogni età.

 

martedì 22 aprile 2025

Il lascito di papa Francesco

Alla morte di un papa è normale fare dei bilanci.

Papa Francesco lascia, secondo me, una impronta dottrinale forte, la Laudato si', una impronta pastorale ben visibile ma non so se altrettanto forte e una eredità problematica.

Cominciamo dalla Laudato Si'. Prima di essa non c'era una sistemazione organica del tema ecologico nella dottrina sociale della Chiesa. Francesco inoltre non ha solo parlato di ecologia, cosa che si sarebbe potuta fare in molti modi, ma ha legato il tema a un'impostazione complessiva, quella dell'ecologia integrale, che unisce ("tutto è connesso") la tematica ambientale a quella sociale e pure a quella etica. Un mondo che genera "scarti" tra le persone, tra i bambini non nati, non può non generare scarti anche nell'ambiente. La cosa assomiglia parecchio alla connessione che fece madre Teresa di Calcutta quando nel discorso di accettazione del Nobel parlò dell'aborto come maggiore minaccia alla pace.

Questa impostazione di condanna dello scarto e della sopraffazione di uomini su altri uomini si è tradotta in una forte attenzione pastorale per le periferie, per i poveri, per gli immigrati. Anche a livello episcopale le nomine hanno seguito questa attenzione, e mi pare che oggi le diocesi siano più impostate, nella loro attività, verso questi richiami "sociali" (che purtroppo spesso sono un po' gli unici che rimangono a livello mediatico, ma è sempre papa Francesco che ci ricorda che "la Chiesa non è una ONG"). Non sono convinto che questa attenzione sarà prioritaria in maniera definitiva, ho la sensazione che una parte della Chiesa l'abbia un po' subita.
Si tratta infatti di una sensibilità marcatamente "di sinistra", e si vede bene quando questa è trasferita all'economia. Un'altra espressione ad effetto di Francesco è quella che parla di "un'economia che uccide". Francesco era probabilmente l'ultimo critico del capitalismo, sistema ormai trionfante in tutto il mondo e dato per presupposto sia in sistemi liberali che nelle dittature. E' come se la famosa "fine della storia" di Fukuyama, che tutti ormai hanno riconosciuto come un abbaglio, per il sistema economico sia invece effettivamente avvenuta.

E qui veniamo alla considerazione "politica" del suo pontificato. La parte sociale ed economica è stata certamente di "sinistra", anche se oggi la sinistra occidentale si qualifica più per i temi etici e i cosiddetti "diritti civili", su cui il papa è rimasto saldo alla dottrina, e quindi di "destra". Marx inorridirebbe, visto che Bergoglio si è trovato ben più a sinistra della sinistra occidentale sulla "struttura", ma tant'è, viviamo in tempi strani.

E questa collocazione è stata il problema di Bergoglio come di Paolo VI.
Non è vero che sono stati espressione della fazione più "di sinistra" della Chiesa. Ci sono molte posizioni più "di sinistra" nella chiesa, dai teologi della liberazione ieri alla conferenza episcopale tedesca oggi fino a gente con un piede dentro e uno fuori come Noi siamo Chiesa.
Al massimo Bergoglio e Montini sono stati espressione delle posizioni più "di sinistra" che fossero anche papabili.

Però le loro aperture di inizio pontificato sono state prese al volo dai progressisiti più progressisti per cercare di tirare acqua al mulino di posizioni più avanzate di quelle effettivamente espresse dal papato, da qui la percezione "più di sinistra" che poi è stata inevitabilmente frustrata ma che ha creato un'etichetta.
Con Montini ci riuscirono abbastanza (la riforma liturgica è andata molto oltre quelli che erano gli auspici vaticani), con Bergoglio meno ma creando comunque un gran movimento centrifugo.
Il sinodo sull'Amazzonia negli auspici di molti doveva essere il grimaldello per ridiscutere il sacerdozio, il celibato e il diaconato femminile, ma partorì un topolino; la questione della conferenza episcopale tedesca non è ancora rientrata, e comunque ci sono anche molte altre conferenze episcopali che fanno di testa loro, non solo in senso conservatore ma anche su questioni come matrimoni gay o comunione alle persone in condizione irregolare.

Quindi Paolo VI e Francesco, che avevano iniziato il pontificato all'insegna dell'accoglienza e del dialogo con il mondo (che dal loro punto di vista, sono sicuro, era in perfetta buona fede un'accoglienza forti delle proprie certezze: "tu interlocutore sentiti accolto, curato, ascoltato, poi man mano capirai la profondità dell'amore di Cristo che si traduce nell'insegnamento della Chiesa") hanno passato la seconda metà del pontificato a cercare di chiudere il recinto dopo le fughe in avanti di alcuni, che hanno interpretato questa accoglienza come una riforma dottrinale. Paolo VI non ci riuscì, Bergoglio ha cercato di ricentralizzare parecchie decisioni ma le conferenze episcopali nazionali create dopo il Concilio ormai hanno una autonomia spiccata e camminano comunque con le proprie gambe.

Per questi motivi il conclave prossimo è il più importante da quelli del 1978, quando ci si trovava a dover trovare un Papa che potesse gestire una situazione che stava sfuggendo di mano con molte spinte centrifughe. Il conclave del 2005 era "telefonato", quello del 2013 fu improvviso e le fazioni non si erano "preparate". Adesso sono anni che c'è chi lavora dietro le quinte.

Con tutto che la strada dell'autonomia locale, nazionale, persino diocesana secondo me è comunque abbastanza segnata.
Si è visto anche nella questione del sinodo della chiesa italiana, dove la votazione dell'assemblea ha bocciato la sintesi scritta dai vescovi. Ci sono movimenti centrifughi di difficile gestione: la Chiesa non è una democrazia, e voglio vedere se questo fatto della votazione da parte di assemblee allargate si ripeterà; queste spinte richiedono risposta; e però se le Conferenze nazionali devono dare queste risposte perché più vicine ciascuna alla loro "base", in Vaticano la sinodalità è stata progressivamente accantonata. Bergoglio ha proposto numerosi "commissariamenti" di ordini e enti e ha imposto dall'alto alcune novità anche agli ordini monastici, si dice malviste.

Ma ormai i processi sono stati avviati, per usare un'altra espressione cara a papa Francesco. I migliori auguri - o meglio, le migliori preghiere allo Spirito - perché il prossimo Papa avrà davanti un compito di mediazione assai arduo.

venerdì 18 aprile 2025

Il senso delle scuole private

Negli USA è in corso una battaglia tra l'amministrazione Trump e alcune università tra le più prestigiose del Paese. Università private, di quelle con rette costose e frequentate dai figli della classe dirigente. Quelle della Ivy League.

Ho sempre pensato che il senso ultimo della libertà di insegnamento e (quindi) delle scuole private sia esattamente il fatto che possano fare da argine o da forma di resistenza quando lo stato prende derive autoritarie.

Il prezzo di questa riserva di resistenza è, in tempi "normali", la presenza di diplomifici (per esempio in Italia) o scuole profondamente classiste (la Ivy League, appunto) o di varie tendenze discutibili, settarie quando non antiscientifiche (scuole parentali, steineriane, creazioniste...). Non tutte le scuole private ovviamente sono così, ma se l'insegnamento è libero allora è libero anche in queste direzioni.

Ma sono prezzi che secondo me è giusto pagare come "assicurazione" per i tempi grami, vedi da noi per esempio il ruolo delle scuole religiose in Alto Adige nella resistenza "culturale" al fascismo.


lunedì 24 marzo 2025

Una stagione mezza vuota, ma di poco

E così l’esperienza di Motta sulla panchina della Juventus è finita in anticipo (ma pure un po’ in ritardo).

Personalmente non ero stato troppo convinto dei peana entusiasti che si erano alzati a inizio stagione, quando erano arrivate alcune vittorie precoci con molti gol. Per mesi la stagione è stata sostenuta da quelle vittorie iniziali sia in campionato (però con avversarie deboli) che in Champions League (tra cui due veri jolly, l’impresa di Lipsia – contro una squadra che però poi si è dimostrata debole – e quella con il City – pur’esso nell’annata peggiore da lustri).

Però non sono stato nemmeno troppo convinto delle stroncature recenti. Prima è arrivato il periodo dei pareggi, ma la squadra era rimasta in linea di galleggiamento in tutte le competizioni.
Di recente la squadra aveva smesso di subire rimonte ma aveva perso l'imbattibilità. L'eliminazione in coppa aveva fatto il paio con un filotto di vittorie in campionato, tra cui quella con l’Inter, e la brutta eliminazione in coppa Italia (foriera di contestazione dei tifosi) era arrivata nello stesso momento in cui la squadra ritrovava dopo mesi il quarto posto in campionato.
Una stagione contraddittoria, in cui era difficile distinguere il bicchiere mezzo vuoto da quello mezzo pieno. Le ultime due sconfitte hanno svuotato il bicchiere, ma la stagione non è ancora finita, ci sarebbe stato ancora tempo di riempirlo un poco.
Ci sono stato una miriade di infortuni, e – inutile negarlo – c’è una Juve con Bremer e una Juve senza Bremer, ben peggiore.
L’eliminazione di coppa fa male, ma è pur vero che in tutti gli ultimi anni, dal 2019 almeno, l’eliminazione europea è arrivata per mano di squadre di seconda fascia (in fila: Ajax, Lione, Porto, Villarreal, Benfica). Il livello della Juve in Europa è questo. Si sarebbe potuto certamente passare il turno, ma non si sarebbe certo fatta strada.
La media punti in campionato, prima delle due roboanti sconfitte con Atalanta e Fiorentina, era in linea con il quarto posto in tutte le stagioni recenti, e anche dopo queste partite la squadra restava secondo me la favorita per il quarto posto, considerando che il Bologna deve incontrare ancora Inter, Napoli e Atalanta mentre la Juve le ha già incontrate tutte e tre.

Questo a patto che la squadra non imploda (implodesse? speriamo) completamente su sé stessa, e i segnali sono stati allarmanti. Però non capisco il senso di aver aspettato una settimana per decidere l’esonero. Forse è vero che Giuntoli ha sentito direttamente i giocatori, e quindi sarebbero questi ad aver sfiduciato il tecnico?

Tatticamente a me pare che Motta non abbia un piano B, non varia modulo mai o quasi mai.
Anche nelle altre stagioni sia allo Spezia che a Bologna nelle ultime 10 partite aveva rallentato, il che forse è una spia che quando gli avversari gli prendono le misure poi la squadra fatica. Anche le sostituzioni spesso sono discutibili.
Però il problema a Torino non è stato principalmente tattico, e i risultati tutto sommato erano in linea con l'unico vero obiettivo stagionale: il quarto posto. Il gioco non ha avuto una parabola di miglioramento da inizio stagione (la stessa cosa che successe con Sarri), ma nemmeno è peggiorato: la partita con l’Inter è stata una buona gara, il primo tempo col Cagliari fu dominato, nel secondo la partita si è addormentata ma non si è rischiato nulla.

Insomma, in condizioni normali di spogliatoio io avrei tenuto Motta fino a giugno, e anche confermato in caso di qualificazione alla Champions League. Tanto la squadra è in fase di riassesto, qualche anno ci vuole. Non è il caso di ripetere l’errore fatto dopo Pirlo, quando si richiamò Allegri “negando” e dilazionando la necessità di una rifondazione.
Questo a patto di avere una squadra che segua il tecnico, però: se la società non ha visto questa condizione ha fatto bene a cambiare.

giovedì 20 marzo 2025

Pater semper certus, quasi

Ieri è stata la festa del papà.

Sono di questi giorni alcune notizie sulla discussione che è arrivata in Corte Costituzionale sul permettere anche alle donne single di accedere alla fecondazione artificiale.
E’ di non molto tempo fa anche la decisione di rendere la gestazione per altri “reato universale”. Quanto questa cosa sia propagandistica lo dimostrano le notizie per cui Elon Musk continua ad avere figli con questo criterio, senza che questo abbia avuto alcun effetto nei suoi vari contatti con l’Italia.

Queste sono solo due delle discussioni sulla genitorialità. Si affiancano a tantissime altre di questi tempi moderni, dalla genitorialità per copie omosessuali alla genitorialità da divorziati, in cui spesso i bambini crescono più con il patrigno che con il padre.

Io credo che non si possa rimettere il tappo al vaso di Pandora della tecnica. Quando una cosa è tecnicamente possibile la si fa, specialmente se serve a realizzare un desiderio.

Io non ho idea se i figli che crescono senza un papà o una mamma crescano meglio o peggio degli altri. Da una parte è importante l’amore che il/i genitori co mettono. D’altra parte da che mondo è mondo quando un bambino restava orfano di padre o madre, anche senza mai averlo conosciuto, si considerava la cosa come una disgrazia. Non dubito che ci siano studi statistici che cominciano ad affrontare la questione, però questi dovrebbero essere fatti a parità di “condizioni al contorno” (ceto sociale, stabilità delle relazioni tra genitori e con i figli, accesso alla cultura, beni materiali…). Non so se abbiamo campioni comparabili in quantità sufficiente per fare studi.

Osservo che quello che è messo in discussione è soprattutto il ruolo di padre, più che quello di madre. Si veda appunto l’ultima discussione: una single può diventare madre o no? Non si pone (ancora?) la questione per un uomo single. Tra l’altro la donna può diventare madre da sola anche senza la fecondazione artificiale; un uomo non c’è verso che possa avere un figlio da solo.

Il ruolo di padre è intrappolato in questo ambiguo bivio. La paternità biologica non conta nulla in alcuni ambiti (donazione di gameti, ma anche nella decisione o meno di abortire, su cui il padre non può sindacare) mentre è vincolante in altre circostanze, ovvero quando una donna partorisce un figlio e chiede il riconoscimento, anche forzato, del padre. Quasi come contrappasso rispetto ai tempi del pater familias antico, quando i figli erano proprietà dei padri, oggi sembra che sia sempre la madre a decidere: in gravidanza è l’unica che ha titolo a decidere se far nascere il bambino o meno – e questa cosa, discutibile, può essere spiegata col fatto che la gravidanza “impegna” il corpo della donna e non quello dell’uomo –; all’atto della nascita è sempre la donna che può decidere di non riconoscere il figlio, il padre non può e anzi se vorrebbe farlo è forzato a prendersi le sue responsabilità. Anche se magari quel bambino non lo vedrà per tutta la vita, perché non è interessato. In caso di divorzio, anche se crescono i casi di affido condiviso, resta prevalente la figura materna, e il padre esce di scena, tanto o poco a seconda dei casi. Quello che non viene mai meno è la responsabilità legale (ed economica di conseguenza).

E allora attacchiamoci a questa. Il padre resta il padre e non può mai rinunciare al figlio, a differenza della madre (in gravidanza e al momento della nascita). Quasi quasi oggi potremmo ribaltare il celebre motto: pater semper certus... Dovremo decidere come società se questa asimmetria ha senso o se invece “papà è chi papà fa”, e magari aprire alla possibilità che altri uomini possano assumere il ruolo di padre. Per ora il papà è uno solo.

E allora viva i papà!

lunedì 17 marzo 2025

Museo Ghidoni

Ho avuto l'occasione di frequentare il Museo Ghidoni più volte, in questi ultimi mesi, e di partecipare alle chiacchierate sull'arte.
Ho saputo anche che sarà compreso nelle Giornate del FAI, e ci saranno anche altre occasioni culturali.
Sono molto felice, e anche piacevolmente stupito, che stia diventando un "polo culturale" per il paese. Proposte di tipo artistico non erano usuali per il nostro Comune (penso anche alle visite guidate alle mostre).
Forse ne ha fatto le spese un po' la proposta della biblioteca, che mi pare ridotta alla rassegna zonale di Un libro per piacere, ma capisco che forse tra le risorse e anche la disponibilità del pubblico "sensibile" non si può avere tutto. Fa comunque bene cambiare "taglio" ogni tanto.

mercoledì 12 febbraio 2025

Don Ciotti e i fermenti anni '60

Tra le molte cose che ha detto don Luigi Ciotti sabato scorso nell'incontro in teatro, ha fatto anche riferimento al gruppo Abele, in cui è impegnato da 60 anni.
Cioè dal 1965, quando aveva 20 anni.

La comunità di Sant'egidio è del 1968, con Andrea Riccardi.

Nello stesso anno mosse i primi passi la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi.

Enzo Bianchi fonda Bose nel 1965.

Quello dell'immediato post Concilio fu davvero un periodo di grandi fermenti. Non mi pare che più di recente siano nate esperienze così forti e durature.
Ogni epoca ha la sua modalità di espressione evangelica. Nei decenni seguenti a quell'epoca ci fu anche il fiorire dei movimenti.

Chissò qual è la modalità di espressione evangelica di quest'epoca.

martedì 11 febbraio 2025

Maria (Callas, s'intende)

Domenica ho visto Maria, il film sugli ultimi giorni di Maria Callas.

Sono rimasto piuttosto deluso. In parte è colpa mia, non ero informato sull’impostazione del film che andavo a vedere. L’unica informazione preventiva che avevo era il ricordo di lunghissimi applausi alla presentazione a Venezia e grandi lodi alla recitazione di Angelina Jolie, anche se alla fine la Coppa Volpi andò a Nicole Kidman. Mi aspettavo un film con più musica, molta più musica, e più a tutto tondo sulla carriera e la figura di Maria Callas.

Il film si concentra invece solo sui suoi ultimi giorni, pur narrando anche spezzoni di passato. La scelta è discutibile, la Callas “è” l’opera e la Callas non è nulla senza l’opera, ma legittima. Un po’ come fare un film su Enzo Ferrari senza le auto.

Faccio questa premessa per mettere le mani avanti: forse il mio giudizio negativo sul film è troppo influenzato da questo fatto, dalle aspettative sbagliate. E però a me pare che ci siano vari altri difetti. Il film è lento, capisco che non è un film d’azione ma  resta troppo lento, sembra quasi francese, per usare il tagliente commento di un vecchio cineasta…
Inoltre non è un film sulla vita della Callas, ma ciò nonostante dà troppo per scontati molti passaggi, ci sono troppi sottointesi, cose appena accennate che lo spettatore deve sapere da sé. Cosa è successo nella carriera della diva, la sua lotta col peso, chi è la madre, il rapporto “da diva” con il pubblico, persino chi è Aristotele Onassis e come si svilupperà la loro storia (e cosa c’entra Jackie), troppe cose si capiscono solo conoscendo la storia della Callas, perché il film accenna solo, ma non spiega, non racconta, non approfondisce  Però se uno spettatore conosce la Callas, allora si aspetta probabilmente di vedere più Callas, qualcosa di più sulla sua carriera e sull’opera in generale.

Belli alcuni momenti, come quando il coro (immaginario) canta il Trovatore davanti alla Torre Eiffel, e ottima l’interpretazione dei tre personaggi principali. La Jolie regge il film da sola, ma anche Favino e la Rohrwacher fanno il loro più che degnamente.

Sul casting femminile ho qualche dubbio. La produzione ha fatto un favorone alla Callas scegliendo Angelina Jolie per interpretarla, visto che lei era decisamente più brutta. Però questo fa sì che io non sia riuscito a vedere la Callas, ma abbia visto sempre la Jolie, quelle labbra sono inconfondibili.
Anche Alba Rohrwacher mi è parsa poco credibile come trucco, è troppo giovane per l’età che rappresenta. Curiosamente avevo già trovato lo stesso difetto ne L’amica geniale, in cui invece avevano provato a farla più giovane di quel che è, anche lì con risultati discutibili.

Voto finale: 5.

lunedì 10 febbraio 2025

Giorno del ricordo, in evitabile salsa locale

Quest’anno il Giorno del Ricordo è stato caratterizzato, a Ospitaletto, dalla polemica tra maggioranza e opposizione sulla conferenza organizzata dall’amministrazione, con la presenza dell’esule Aldo Duiella e di tal Roberto Gatta Zini in rappresentanza del Comitato 10 febbraio, una associazione che si occupa di promuovere iniziative per questa ricorrenza.

Il comunicato stampa della lista Insieme per Ospitaletto, senza nominarlo, se la prende con Gatta Zini. Con ottime ragioni, a sentire l’intervista rilasciata dieci giorni fa a E’LiveBrescia Tv. Anche l’associazione di cui è volto prominente, Brescia ai Bresciani, negli ultimi mesi si è resa protagonista di forti polemiche nella nostra città, con tanto di risposte e presidi da parte di associazioni antifasciste.

Il comunicato a mio parere invece sbaglia a prendersela con il Comitato 10 febbraio, che a giudicare dal sito è associazione magari “di parte” come ce ne sono tante ma apolitica e che fa un lavoro comunque meritorio nel promuovere una ricorrenza che dovrebbe essere abbastanza condivisa, anche secondo le parole del Presidente della Repubblica riportate anche dalla lista Insieme per Ospitaletto.

A questo proposito, è vero che anche dopo l'istituzione di questa Giornata permane una certa ritrosia ideologica, un certo stigma che etichetta questa commemorazione come una festa "dei fascisti". A me pare inopportuno invitare una persona dalla militanza così esplicita come Gatta Zini, proprio perché può nuocere alla maturazione della ricorrenza come momento condiviso e unitario, confermando invece quella brutta percezione di festa di parte. Tra l'altro non è nemmeno uno storico di professione, alla fine è un semplice appassionato dell'argomento, e come tale ne parla, quando invece una competenza storica professionale potrebbe forse aiutare a avere uno sguardo più completo sui tragici e complessi fatti riguardanti le genti giuliano-dalmate.

Liberissimo di farlo, naturalmente, ed è vero che ha già portato questo incontro in altri Comuni, e anche a scuola (si trovano le testimonianze in rete). Per quelle poche informazioni parziali che ho trovato, forse incomplete, erano Comuni di amministrazione leghista, ma tant'è.
I manifesti che ho trovato in rete riguardo queste iniziative risalgono a almeno due anni fa.

Secondo me anche lo stesso il Comitato 10 febbraio dovrebbe riflettere sul fatto se sia opportuno o meno, proprio nell'ottica di non ghettizzare la ricorrenza, inviare come proprio rappresentante una persona con questo profilo, che negli ultimi mesi è stata il volto di una formazione politica di destra contestata e divisiva.
Cosa che tra l'altro varrebbe per ogni associazione apartitica: è il caso di avere come "volto" un politico impegnato a livello provinciale con un partito? Magari due o tre anni fa la situazione era diversa, ma le cose cambiano, e anche la visibilità pubblica di certe posizioni diventa meno compatibile con una ricorrenza condivisa.
E come dovrebbe pensarci il Comitato, avrebbe potuto accorgersi del problema anche l'amministrazione comunale.

La quale ha comunque già dato prova di saper ricordare questi fatti in clima più condiviso, per esempio in occasione dell’intitolazione del parco Norma Cossetto e lo scorso anno con lo spettacolo di Sergio Mascherpa. Speriamo che l'anno prossimo torni a farlo.

* Nell'intervista Gatta Zini si esibisce in tutto il repertorio delle formazioni di ispirazione neofascista: “il fascismo è un fenomeno storico” (classica argomentazione che si usa per circoscrivere al passato il fascismo, dichiarando quindi quella categoria inapplicabile al presente) da cui però si può “attingere” qualcosa (ah sì?), i riferimenti culturali a Rauti, agli avanguardisti, a Marinetti, fino al “dico non dico” finale: "Ma alla fine siete fascisti, sì o no?" "Nessuna delle due".

lunedì 27 gennaio 2025

Conclave

Sono stato a vedere Conclave.

Un buon thriller, un po' lento in alcuni passaggi. L'elezione finale è telefonata, poi arriva il colpo di scena che a me "teologicamente" pare abbastanza ininfluente*, non è mica la papessa Giovanna.
Il soggetto è chiaramente costruito per solleticare un certo tipo di pubblico, ma ha una solida qualità filmica. Si fa vedere, e ogni dieci minuti aggiunge un colpo di scena.

Resta un thriller, con ampi passaggi inverosimili.
Che ci siano trattative, politica e pure colpi bassi in un conclave penso che lo possiamo dare per assodato.
Che si arrivi a comprare voti lo trovo veramente inverosimile, non perché non ci siano cardinali a cui piace il lusso, ma il lusso è una cosa, i soldi sul conto in banca un'altra, ma soprattutto trovo assolutamente inverosimile che un papabile si metta a contattare cardinali per corromperli: magari se ne conosce bene uno o due può rischiare, ma se appena ne trova uno su cui sbaglia valutazione si gioca completamente la faccia e l'elezione, è un rischio troppo grande.
E i documenti nascosti nella testiera del papa, ma figuriamoci... roba da James Bond. Io credo che il papa possa tranquillamente usare un cassetto, al più chiuso a chiave, senza che debba temere che le suore di turno si mettano a rovistare.
Anche il "cattivo" (uno dei...), il cardinal Toscani, è una macchietta, la summa mefistofelica del prete cattivo e retrogrado, con un Castellitto ottimamente calato nella parte dell'antipatico. Io penso che una posizione così, pubblicamente espressa in un conclave, non sia realistica, anche perché non converrebbe al cardinale in questione.

Il film ha portato alla nomination di Isabella Rossellini per l'Oscar come migliore attrice non protagonista. A me pare un ruolo veramente troppo ridotto per poter giudicare una interpretazione come straordinaria. Sapevo della nomination prima della visione, e a un certo punto sono arrivato a immaginare che fosse lei a tirare i fili di tutto, ad aver convocato la suora nigeriana, ad aver nascosto i documenti - magari falsi - nella stanza del papa, e mi aspettavo che saltasse fuori qualcosa. Invece niente, non è così, anche lei sparisce verso fine film. Di solito le nomination ad attori non protagonisti vanno a coprotagonisti, o antagonisti, o comunque personaggi importanti nel film. In Conclave ci sono almeno cinque personaggi più importanti di lei, tutti i cardinali in vista.

E c'è un'altra cosa che mi ha colpito su questi personaggi e questo cast: sono tutti anziani.
E' un film che si sarebbe potuto girare con attori solo sopra i sessant'anni, e non ci sarebbe stato niente di strano. Sarebbe stato più realistico di altre parti del film.

Questa è la riflessione che dovrebbe fare la chiesa: da sempre è una gerontocrazia. Ha senso questa cosa?
Poi, è vero, oltre che tutti anziani sono anche tutti uomini. Su questo argomento non mi inoltro, ci sono anche questioni teologiche in ballo (la differenza di genere comporta differenza di carismi e ruoli?). Non mi pare che la stessa cosa si possa dire per l'esclusione dei giovani.

* a quanto si capisce c'è una persona con apparato genitale maschile, cresciuto da uomo e che non ha mai desiderato cambiare il proprio sesso, che da analisi mediche incidentalmente scopre di avere degli organi interni femminili. Al di là del fatto che sia possibile o meno, che problema dovrebbe esserci? Magari abbiamo già avuto papi con forme di ermafroditismo non visibile, nei lunghi secoli in cui queste analisi non si potevano fare.