giovedì 20 marzo 2025

Pater semper certus, quasi

Ieri è stata la festa del papà.

Sono di questi giorni alcune notizie sulla discussione che è arrivata in Corte Costituzionale sul permettere anche alle donne single di accedere alla fecondazione artificiale.
E’ di non molto tempo fa anche la decisione di rendere la gestazione per altri “reato universale”. Quanto questa cosa sia propagandistica lo dimostrano le notizie per cui Elon Musk continua ad avere figli con questo criterio, senza che questo abbia avuto alcun effetto nei suoi vari contatti con l’Italia.

Queste sono solo due delle discussioni sulla genitorialità. Si affiancano a tantissime altre di questi tempi moderni, dalla genitorialità per copie omosessuali alla genitorialità da divorziati, in cui spesso i bambini crescono più con il patrigno che con il padre.

Io credo che non si possa rimettere il tappo al vaso di Pandora della tecnica. Quando una cosa è tecnicamente possibile la si fa, specialmente se serve a realizzare un desiderio.

Io non ho idea se i figli che crescono senza un papà o una mamma crescano meglio o peggio degli altri. Da una parte è importante l’amore che il/i genitori co mettono. D’altra parte da che mondo è mondo quando un bambino restava orfano di padre o madre, anche senza mai averlo conosciuto, si considerava la cosa come una disgrazia. Non dubito che ci siano studi statistici che cominciano ad affrontare la questione, però questi dovrebbero essere fatti a parità di “condizioni al contorno” (ceto sociale, stabilità delle relazioni tra genitori e con i figli, accesso alla cultura, beni materiali…). Non so se abbiamo campioni comparabili in quantità sufficiente per fare studi.

Osservo che quello che è messo in discussione è soprattutto il ruolo di padre, più che quello di madre. Si veda appunto l’ultima discussione: una single può diventare madre o no? Non si pone (ancora?) la questione per un uomo single. Tra l’altro la donna può diventare madre da sola anche senza la fecondazione artificiale; un uomo non c’è verso che possa avere un figlio da solo.

Il ruolo di padre è intrappolato in questo ambiguo bivio. La paternità biologica non conta nulla in alcuni ambiti (donazione di gameti, ma anche nella decisione o meno di abortire, su cui il padre non può sindacare) mentre è vincolante in altre circostanze, ovvero quando una donna partorisce un figlio e chiede il riconoscimento, anche forzato, del padre. Quasi come contrappasso rispetto ai tempi del pater familias antico, quando i figli erano proprietà dei padri, oggi sembra che sia sempre la madre a decidere: in gravidanza è l’unica che ha titolo a decidere se far nascere il bambino o meno – e questa cosa, discutibile, può essere spiegata col fatto che la gravidanza “impegna” il corpo della donna e non quello dell’uomo –; all’atto della nascita è sempre la donna che può decidere di non riconoscere il figlio, il padre non può e anzi se vorrebbe farlo è forzato a prendersi le sue responsabilità. Anche se magari quel bambino non lo vedrà per tutta la vita, perché non è interessato. In caso di divorzio, anche se crescono i casi di affido condiviso, resta prevalente la figura materna, e il padre esce di scena, tanto o poco a seconda dei casi. Quello che non viene mai meno è la responsabilità legale (ed economica di conseguenza).

E allora attacchiamoci a questa. Il padre resta il padre e non può mai rinunciare al figlio, a differenza della madre (in gravidanza e al momento della nascita). Quasi quasi oggi potremmo ribaltare il celebre motto: pater semper certus... Dovremo decidere come società se questa asimmetria ha senso o se invece “papà è chi papà fa”, e magari aprire alla possibilità che altri uomini possano assumere il ruolo di padre. Per ora il papà è uno solo.

E allora viva i papà!

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