giovedì 24 aprile 2025

Isaac Asimov

Segnalo questo articolo molto completo sulla figura di Isaac Asimov, che condivido praticamente al 100%.
Parliamo di un genio assoluto, che ha la piccola "colpa" di aver indirizzato, con il suo stile asciutto e semplice, la fantascienza tutta verso quella direzione, o quella vulgata.
Ma i suoi sterminati racconti sono una summa filosofica di domande sulla realtà, l'esistente, il sapere, in definitiva su cos'è l'uomo.
Sono la versione fantascientifica delle tragedie greche, senza essere tragedie ma con in più l'ottimismo.
Questo passaggio
Un paradosso ambulante: l’uomo che è stato un pilastro della “space opera” raramente lasciava New York. E di solito prendeva il treno.

mi ricorda Salgari, l'uomo che descrisse mondi esotici e avventurosi senza allontanarsi mai dalla pianura padana.

Salgari e Asimov, due pilastri della letteratura per ragazzi. A 10-12 anni divoravo il primo, il secondo l'ho conosciuto un po' tardi - probabilmente l'età giusta è l'adolescenza tra i 15 e i 20 ma l'ho divorato ugualmente.
E entrambi non li rileggo, per evitare il fatto che "invecchiano male". Ma sarà vero, poi, di Asimov? Forse i cicli sì, ma le novelle, molte novelle sono geniali a ogni età.

 

martedì 22 aprile 2025

Il lascito di papa Francesco

Alla morte di un papa è normale fare dei bilanci.

Papa Francesco lascia, secondo me, una impronta dottrinale forte, la Laudato si', una impronta pastorale ben visibile ma non so se altrettanto forte e una eredità problematica.

Cominciamo dalla Laudato Si'. Prima di essa non c'era una sistemazione organica del tema ecologico nella dottrina sociale della Chiesa. Francesco inoltre non ha solo parlato di ecologia, cosa che si sarebbe potuta fare in molti modi, ma ha legato il tema a un'impostazione complessiva, quella dell'ecologia integrale, che unisce ("tutto è connesso") la tematica ambientale a quella sociale e pure a quella etica. Un mondo che genera "scarti" tra le persone, tra i bambini non nati, non può non generare scarti anche nell'ambiente. La cosa assomiglia parecchio alla connessione che fece madre Teresa di Calcutta quando nel discorso di accettazione del Nobel parlò dell'aborto come maggiore minaccia alla pace.

Questa impostazione di condanna dello scarto e della sopraffazione di uomini su altri uomini si è tradotta in una forte attenzione pastorale per le periferie, per i poveri, per gli immigrati. Anche a livello episcopale le nomine hanno seguito questa attenzione, e mi pare che oggi le diocesi siano più impostate, nella loro attività, verso questi richiami "sociali" (che purtroppo spesso sono un po' gli unici che rimangono a livello mediatico, ma è sempre papa Francesco che ci ricorda che "la Chiesa non è una ONG"). Non sono convinto che questa attenzione sarà prioritaria in maniera definitiva, ho la sensazione che una parte della Chiesa l'abbia un po' subita.
Si tratta infatti di una sensibilità marcatamente "di sinistra", e si vede bene quando questa è trasferita all'economia. Un'altra espressione ad effetto di Francesco è quella che parla di "un'economia che uccide". Francesco era probabilmente l'ultimo critico del capitalismo, sistema ormai trionfante in tutto il mondo e dato per presupposto sia in sistemi liberali che nelle dittature. E' come se la famosa "fine della storia" di Fukuyama, che tutti ormai hanno riconosciuto come un abbaglio, per il sistema economico sia invece effettivamente avvenuta.

E qui veniamo alla considerazione "politica" del suo pontificato. La parte sociale ed economica è stata certamente di "sinistra", anche se oggi la sinistra occidentale si qualifica più per i temi etici e i cosiddetti "diritti civili", su cui il papa è rimasto saldo alla dottrina, e quindi di "destra". Marx inorridirebbe, visto che Bergoglio si è trovato ben più a sinistra della sinistra occidentale sulla "struttura", ma tant'è, viviamo in tempi strani.

E questa collocazione è stata il problema di Bergoglio come di Paolo VI.
Non è vero che sono stati espressione della fazione più "di sinistra" della Chiesa. Ci sono molte posizioni più "di sinistra" nella chiesa, dai teologi della liberazione ieri alla conferenza episcopale tedesca oggi fino a gente con un piede dentro e uno fuori come Noi siamo Chiesa.
Al massimo Bergoglio e Montini sono stati espressione delle posizioni più "di sinistra" che fossero anche papabili.

Però le loro aperture di inizio pontificato sono state prese al volo dai progressisiti più progressisti per cercare di tirare acqua al mulino di posizioni più avanzate di quelle effettivamente espresse dal papato, da qui la percezione "più di sinistra" che poi è stata inevitabilmente frustrata ma che ha creato un'etichetta.
Con Montini ci riuscirono abbastanza (la riforma liturgica è andata molto oltre quelli che erano gli auspici vaticani), con Bergoglio meno ma creando comunque un gran movimento centrifugo.
Il sinodo sull'Amazzonia negli auspici di molti doveva essere il grimaldello per ridiscutere il sacerdozio, il celibato e il diaconato femminile, ma partorì un topolino; la questione della conferenza episcopale tedesca non è ancora rientrata, e comunque ci sono anche molte altre conferenze episcopali che fanno di testa loro, non solo in senso conservatore ma anche su questioni come matrimoni gay o comunione alle persone in condizione irregolare.

Quindi Paolo VI e Francesco, che avevano iniziato il pontificato all'insegna dell'accoglienza e del dialogo con il mondo (che dal loro punto di vista, sono sicuro, era in perfetta buona fede un'accoglienza forti delle proprie certezze: "tu interlocutore sentiti accolto, curato, ascoltato, poi man mano capirai la profondità dell'amore di Cristo che si traduce nell'insegnamento della Chiesa") hanno passato la seconda metà del pontificato a cercare di chiudere il recinto dopo le fughe in avanti di alcuni, che hanno interpretato questa accoglienza come una riforma dottrinale. Paolo VI non ci riuscì, Bergoglio ha cercato di ricentralizzare parecchie decisioni ma le conferenze episcopali nazionali create dopo il Concilio ormai hanno una autonomia spiccata e camminano comunque con le proprie gambe.

Per questi motivi il conclave prossimo è il più importante da quelli del 1978, quando ci si trovava a dover trovare un Papa che potesse gestire una situazione che stava sfuggendo di mano con molte spinte centrifughe. Il conclave del 2005 era "telefonato", quello del 2013 fu improvviso e le fazioni non si erano "preparate". Adesso sono anni che c'è chi lavora dietro le quinte.

Con tutto che la strada dell'autonomia locale, nazionale, persino diocesana secondo me è comunque abbastanza segnata.
Si è visto anche nella questione del sinodo della chiesa italiana, dove la votazione dell'assemblea ha bocciato la sintesi scritta dai vescovi. Ci sono movimenti centrifughi di difficile gestione: la Chiesa non è una democrazia, e voglio vedere se questo fatto della votazione da parte di assemblee allargate si ripeterà; queste spinte richiedono risposta; e però se le Conferenze nazionali devono dare queste risposte perché più vicine ciascuna alla loro "base", in Vaticano la sinodalità è stata progressivamente accantonata. Bergoglio ha proposto numerosi "commissariamenti" di ordini e enti e ha imposto dall'alto alcune novità anche agli ordini monastici, si dice malviste.

Ma ormai i processi sono stati avviati, per usare un'altra espressione cara a papa Francesco. I migliori auguri - o meglio, le migliori preghiere allo Spirito - perché il prossimo Papa avrà davanti un compito di mediazione assai arduo.

venerdì 18 aprile 2025

Il senso delle scuole private

Negli USA è in corso una battaglia tra l'amministrazione Trump e alcune università tra le più prestigiose del Paese. Università private, di quelle con rette costose e frequentate dai figli della classe dirigente. Quelle della Ivy League.

Ho sempre pensato che il senso ultimo della libertà di insegnamento e (quindi) delle scuole private sia esattamente il fatto che possano fare da argine o da forma di resistenza quando lo stato prende derive autoritarie.

Il prezzo di questa riserva di resistenza è, in tempi "normali", la presenza di diplomifici (per esempio in Italia) o scuole profondamente classiste (la Ivy League, appunto) o di varie tendenze discutibili, settarie quando non antiscientifiche (scuole parentali, steineriane, creazioniste...). Non tutte le scuole private ovviamente sono così, ma se l'insegnamento è libero allora è libero anche in queste direzioni.

Ma sono prezzi che secondo me è giusto pagare come "assicurazione" per i tempi grami, vedi da noi per esempio il ruolo delle scuole religiose in Alto Adige nella resistenza "culturale" al fascismo.