Ho letto il programma della vincitrice annunciata delle prossime elezioni, Giorgia Meloni.
Tra i punti forti, presentati spesso anche in campagna elettorale, c'è la revisione del PNRR alla luce della crisi energetica e il cosiddetto "blocco navale" (che Meloni stessa ha spiegato essere in realtà una missione UE in accordo con gli Stati rivieraschi).
A me la campagna di Giorgia Meloni ricorda, mutatis mutandis, quella di Tsipras in Grecia ai tempi della crisi greca.
Entrambi
promettono cose che non dipendono solo da loro, ma dalla disponibilità
di soggetti terzi: della Unione Europea a rinegoziare i patti economici (sia Tsipras
che Meloni), degli stati africani.
Padronissimi di farlo, ma:
1) va fatto notare
2) dovrebbero anche dirci cosa hanno intenzione di fare se gli interlocutori non ci stanno, cosa alquanto probabile.
Come trovavo insensata la campagna di Tsipras allora, che culminò con il referendum con cui si rifiutava il patto alle condizioni europee (storia che finì con un nuovo patto persino peggiore del primo), trovo altrettanto scorretta questa campagna meloniana.
Altro che "non faccio promesse che non posso mantenere".
Sono provvedimenti per cui devi andare a chiedere ad altri, non ti ci puoi impegnare. Questo è fare i conti senza l'oste.
Si noti che la questione di mettere a programma rinegoziazioni di patti UE vale anche per tutti quelli che dicono che bisogna superare il regolamento di Dublino (come per esempio il PD e Azione): sì, ok, buona idea, ma se invece gli altri rispondono picche c'è un piano B sull'immigrazione?
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