Il presidente francese Macron ha tenuto un interessante discorso, in cui affronta in un certo senso il tema della "decrescita", mettendo in dubbio che possa essere felice. Qui un articolo riassuntivo, qui il discorso.
La causa scatenante immediata è la crisi energetica collegata alla guerra in Ucraina, come si può facilmente intuire.
Ma Macron fa un discorso molto più esteso.
Parla
della carenza d'acqua, del cambiamento climatico, delle difficoltà
nelle catene di approvvigionamento tecnologiche, del riflusso nell'affermazione di
democrazie e diritti umani, che si pensava fosse una teleologia della
storia (l'illusione della "fine della storia").
Non ha parlato solo della fine dell'era dell'abbondanza, ha citato pure la fine dell'incoscienza, immagino nel senso dell'utilizzo sconsiderato delle risorse*.
E' molto, molto più largo che il discorso del gas. La scarsità di beni materiali è solo il primo sintomo.
Però non posso fare a meno di osservare che il paradigma che, secondo Macron, sta andando a finire è lo stesso di cui lui è espressione: l'impostazione economica della crescita infinita, il capitalismo consumista...
La
cosa che mi ha lasciato perplesso è che poi, nell'analisi delle
risposte, oltre a cose abbastanza ovvie sul cambiamento climatico
eccetera, sembra adombrare vagamente un protezionismo autarchico: gli
interessi nazionali prima di tutto, la capacità di essere
autosufficienti energeticamente e tecnologicamente.
Capisco che
stava parlando alla Francia e non a un consesso internazionale e che
questa cosa della difesa dell'interesse nazionale è nel DNA francese,
anche con interventi diretti sull'economia (Fincantieri ne sa qualcosa). Qualcosa già si vede, al riguardo; non solo in Francia.
Ma mi pare una soluzione che si mette nello stesso campo di quelli che i problemi li creano.
* Per l'Italia, nel capitolo incoscienza possiamo introdurre anche
l'illusione molto anni '70-'80 di fare tutto a debito rispetto alle
generazioni future.
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