In questi giorni si fa un gran parlare delle aggressioni ai medici, specialmente dopo il caso eclatante di Foggia.
Io la prendo decisamente larga.
Ci sono i social, la gente che cerca su Google e crede di saperne più del medico, l'esasperazione per attese e disservizi obiettivamente pesanti, tutte queste cause "immediate".
Ma
secondo me, allargando lo sguardo, questo dei medici è un tassello del
fenomeno della decostruzione delle autorità in corso da almeno mezzo
secolo.
Non ci fidiamo più dei medici, non ci fidiamo più degli
insegnanti, né dei politici, né dei preti, e anche il ruolo dei genitori
è cambiato parecchio e rischiano di essere più "amici" che l'"autorità
domestica". Quei ruoli che una volta erano ipso facto ammantati
d'autorità non lo sono più.
Intendiamoci, la decostruzione e
contestazione dell'autorità hanno certamente lati positivi. Fanno parte
del processo di democratizzazione della società. Tra l'altro sono
connessi anche alla scolarizzazione, se il mio bisnonno era analfabeta e
andava dal medico fidandosi ciecamente, il nonno aveva la terza
elementare e ci andava col cappello in mano, oggi non è più così e tanti
hanno la presunzione (qualcuno a ragione, molti a torto) di saperne
quanto l'insegnante.
Ma sono processi che hanno anche un rovescio della medaglia.
Poi
il prete o il politico tendenzialmente li ignoriamo, difficilmente
hanno occasione di farci un torto o un danno diretto, personale.
L'insegnante
o il medico possiamo percepire che ci danneggino direttamente (noi o i
nostri figli) e scatta l'aggressione, verbale o fisica. E credo che i medici rischino di più, perché la rabbia per un voto del figlio è una cosa, la rabbia per la vita o la salute del figlio è tutta un'altra cosa.
Forse faccio troppa filosofia?
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