sabato 28 settembre 2024

Il razionalismo funzionalista e animalesco

Mi capita di frequentare forum di discussione in rete. Posti dove perlopiù c'è gente istruita, benestante, con buoni lavori, spesso tecnici.
L'approccio delle persone che scrivono in questi posti è tendenzialmente "razionalista". "Vulcaniano", lo chiamo io tra il serio e il faceto. Ci sono discussioni infarcite di dati, fact-checking, logica stringente e via dicendo. Politicamente c'è una percentuale sovra-rappresentata di elettori di Azione. Tutto ciò che è irrazionale, come gli oroscopi, i complottismi e via dicendo sono presi in giro. La religione è tra il bonariamente tollerato e il deriso.

Ogni tanto la discussione tocca i temi etici, in senso ampio.
Si è parlato dei costi per i funerali, e i più "razionalisti" valutavano la cosa come un costo assurdo, improduttivo.
Si commentava un articolo sulle proposte di matrimonio, e i "vulcaniani" commentavano sull'inutilità della cosa, su come sia meglio - se proprio ci si tiene - un matrimonio con zero invitati, che poi la gente si annoia, è un costo per tutti e così via.
Anche quando si parla di sesso e relazioni, la posizione è che si dovrebbero considerare cose normali, una funzione fisiologica importantissima. Si badi, non quando si parla di peccato, ci mancherebbe: anche quando si parla di gelosia. Insomma, se un partner va con un'altra persona, il suo pene o la sua vagina mica si consumano: non sta togliendo nulla al partner "ufficiale".

La razionalità è una bellissima cosa, e spesso ne siamo carenti. L'uomo è un animale razionale, sappiamo, secondo la famosa definizione.
Però l'uomo non è un animale esclusivamente razionale. E' persino irrazionale non riconoscerlo.
Questo razionalismo vulcaniano "fa il giro" e sconfina secondo me nel funzionalismo.
Ma non è l'uomo, che "funziona". Le macchine "funzionano". Gli animali, più o meno, hanno un approccio "funzionale" (in senso evoluzionistico) all'esistenza. Nelle ere si sono selezionate le varianti comportamentali che "funzionano" meglio.
Parlando di relazioni, sono i cani che fanno sesso occasionale e non fanno coppia fissa.
Parlando di defunti, una delle caratteristiche che distinguono l'uomo dagli animali è il culto dei morti. Gli animali non seppelliscono nessuno, non è nemmeno detto che "capiscano" il concetto di morte.
Persino in Civilization, per buttarla sul nerd caro ai razionalisti, una delle prime scoperte delle varie civiltà è il cerimonial burial.
L'uomo da quando esiste il mondo vive anche di "riti di passaggio". La morte è forse il rito per eccellenza, ma per moltissime culture lo sono anche il fidanzamento e il matrimonio.
Mi pare che un razionalismo spinto, esclusivo, che diventa funzionalismo finisca per disumanizzare l'uomo.

Tra l'altro questo razionalismo a volte viene meno: nelle discussioni sull'aborto, una ovvietà come il fatto che l'aborto sia sopprimere una vita umana (il feto è vivo? sì; il feto è un feto di essere umano? sì), senza che questo abbia alcuna implicazione o sottointeso riguardo alla liceità o meno (ci sono varie forme di soppressione della vita umana che sono legali, dalle guerre alla legittima difesa alla pena di morte, in alcune culture e legislazioni anche l'eutanasia), provoca solitamente nei "vulcaniani" grandi arrabbiature e grande scandalo. Si sa, i "vulcaniani" sono anticlericali, non si può prendere una posizione razionale se la sostiene la Chiesa.
Inoltre a me pare che un razionalismo funzionalista sia pericolosamente pendente verso l'egoismo. La massimizzazione della "funzione di utilità" personale spesso confligge con quella altrui. Credo di averne già scritto: la massima utilità nella salvaguardia dell'ambiente, per me personalmente, è che io faccia quello che voglio e inquini quanto voglio, mentre tutti gli altri facciano le rinunce necessarie. La massima utilità nella politica fiscale è che io paghi pochissime tasse (o le evada), tutti gli altri paghino quanto serve a far trovare a tutti (me compreso) servizi statali che funzionano.
Per superare questo egoismo bisogna includere anche gli "altri" nella "funzione di utilità", ma è un passaggio più "ideale" che razionale, specie se il singolo si trova in una posizione di privilegio a cui è difficile rinunciare per una utilità collettiva.

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