Sempre sulle tragiche giornate in Palestina propongo questa interessante intervista.
Utile
per mettere in prospettiva alcune cose, uscendo dalla emotività
(giustificata, si badi) del momento, che porta a pensare di vivere
qualcosa di mai visto, e contemporaneamente dalla tentazione di trovare a
tutti i costi paralleli con fatti storici.
Molto
interessante la spiegazione del fatto che la Shoah sia oggi il centro
della “religione civile” di Israele, ma che non sia sempre stato così.
Altrettanto
interessante la questione del fondamentalismo islamico e religioso come
fenomeno postmoderno invece che “medioevale”. Illuminante la memoria
delle approvazioni occidentali alla rivoluzione iraniana di Khomeini,
quando (cito)
si marciava nel 1979 per inneggiare alla rivoluzione islamica degli Ayatollah che avevano finalmente deposto lo Scià. Era l’affacciarsi del fondamentalismo islamico, ma in quei primi giorni, accecati dal terzomondismo, non lo si capiva.
Non mi convince al 100% il discorso sull’antisemitismo come linguaggio politico moderno.
Ok,
nelle categorie che descrive lo è, ed è innegabile – così come per il
razzismo – il profondo legame con il positivismo, ma non si può tacere
l’antisemitismo storico cristiano e islamico.
Intervista molto, molto interessante.
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