Oggi riprendiamo la parabola del seminatore, di cui avevo già parlato qui.
Ho sentito la predica di don Adriano al riguardo.
Nella spiegazione, i vari tipi di terreno sarebbe l'uditorio che riceve la Parola.
Bisogna stare ben attenti, però - come scrivevo già la volta scorsa - a evitare la trappola della predestinazione: il fatto che la Parola attecchisca o meno dipende dal terreno, ma non volontariamente. Il terreno sassoso non può fare a meno di essere sassoso: è così per sua natura, e il terreno, da solo, non può fare altro. Non può rendersi meno sassoso.
Letta così, la parabola elimina il contributo alla ricezione del seme: dove questo cade e cosa succederà è già scritto.
Manca
l'intervento di un contadino, di un'anima pia che vada a dissodare il
terreno sassoso per renderlo fertile. Magari si sarebbe potuta inserire
questa figura: il contadino pigro non si cura del terreno e del seme, e
questo muore; siate come contadini operosi, che lavorano per accogliere
il seme nel loro terreno più o meno fortunato.
E così anche per oggi ho corretto Gesù :-)
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