Propongo due letture simili, seppure provenienti da posizioni molto distanti, della attuale situazione italiana.
La prima lettura proviene da sinistra, da Jacobin Italia. Ho provato a isolare delle citazioni interessanti, ma dovrei citare praticamente tutto... leggetelo, ne vale la pena.
La seconda proviene da un opinionista conservatore del New York Times.
Mi sembrano due letture entrambe molto interessanti, e sostanzialmente convergenti.
I governi tecnici, proprio come il votare raramente di cui ho già parlato, sono un unicum italiano. In tutti gli altri Paesi avanzati, con qualsiasi sistema elettorale, il capo dell'esecutivo è sempre un politico passato dal vaglio popolare attraverso le elezioni. I governi cosiddetti "tecnici" sono una peculiarità tutta nostra.
Si noti che pure Conte era esterno al Parlamento, seppure di area 5 stelle e già indicato dai grillini nella presunta squadra ministeriale.
Io li ho pure apprezzati, per il loro operato, fin da Ciampi e Monti, ma ora comincio a chiedermi se non siano una prassi troppo distorsiva della democrazia.
Come abbiamo visto, questi governi deresponsabilizzano la classe dirigente. Dopo Monti, il colpevole del disastro precedente - Berlusconi - limitò i danni e quasi rivinse le elezioni (!!!). Ora Lega e M5S hanno l'occasione di mascherare il loro fallimento.
Ma questo attiene alle questioni "pratiche": diciamo che a breve termine il governo tecnico "funziona", ma fa danni a lungo termine. Uno può preferire il piatto della bilancia che preferisce.
Mi interessa di più il lato dei princìpi.
La questione del premier non eletto dal popolo, evidenziata anche nell'articolo americano, è una deformazione
dell'autore che guarda con le sue lenti, ma Draghi è un po' di più: è la
sublimazione della mancanza di mandato popolare.
Perché noi non eleggiamo direttamente il presidente del Consiglio, e fin qui tutto bene.
Ma anche perché è un tecnico e non un politico eletto in Parlamento (eccezione tutta
italiana, come già detto) e
perché è espressione di un Parlamento in
cui il risultato elettorale era stato diametralmente opposto, con la
vittoria di due partiti anti-sistema e il peggior risultato di sempre
del partito più pro-sistema e più pro-Draghi, il PD.
Tutto questo, che è
naturalmente legittimo costituzionalmente, discutibile politicamente,
stride ancor di più quando, come dicono gli articoli, si parla di "Italia
tradita", "populist coup" (che sarebbe colpo di stato), "vergogna", minaccia per la
democrazia, di solito nel caso in cui vinca l'avversario politico.
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