Riprendo un accenno del post in cui riflettevo sul fatto che le nuove proposte dell'amministrazione per Villa Presti somigliano alle vecchie proposte elettorali dell'opposizione.
Nell'ultimo bollettino comunale Matteo Faini invitava ad una presenza più assidua ai Consigli comunali. Ha certamente ragione, in linea di principio. Ne ho parlato con una persona che anni fa presenziava abbastanza regolarmente ai Consigli. Lui mi ha detto: "Se devo andare al Consiglio per sentire Sarnico che dice che lui ha preso i voti e quindi decide lui, come faceva Prandelli, cosa ci vado a fare?".
E qui mi ricollego al primo elemento: che rapporto c'è tra maggioranza e opposizione nei Consigli comunali? Io posso parlare di Ospitaletto, ma credo che il discorso valga per il 99% dei Consigli dei comuni, in particolare per quelli piccoli, eletti senza ballottaggio (e ho il sospetto che le dinamiche non siano molto diverse nei comuni più grandi).
L'opposizione esercita un compito di controllo, va bene. Questo si esplicita nel fare le pulci alla maggioranza, con strumenti come le interrogazioni, ruolo che si sposa bene con la propaganda politica.
Ma l'opposizione può esercitare anche un ruolo propositivo, portando le proprie proposte in Consiglio o nelle commissioni. E qui di solito casca l'asino: quasi sempre le proposte delle opposizioni sono bocciate in modo sistematico.
La responsabilità ricade ovviamente in primis sulla maggioranza. Tante volte si sente dire, da parte dei vincitori, "sarò il sindaco di tutti, rapporto costruttivo, lavoriamo insieme"*. All'atto pratico la tentazione dei numeri è più forte. Questo non vuol dire per forza che le decisioni prese siano sbagliate, o qualitativamente peggiori, anzi: spesso quando la maggioranza fa una proposta la fa a ragion veduta, visto che poi ha i voti per portarla avanti, mentre le proposte dell'opposizione si possono fare "gratis", con meno responsabilità, visto che o verranno bocciate o saranno fatte proprie anche da altri. Ma senz'altro nel fare una cosa difficile - amministrare - si sceglie la strada più facile - farlo da soli.
Tra l'altro si trova sempre un buon motivo per bocciare una proposta dell'opposizione: "non è una priorità, già facciamo altro, abbiamo già una proposta nostra su questo tema". Togliamo dal discorso le scelte strategiche per un Comune, che è giusto che competano alla maggioranza: sul resto è difficile che l'opposizione abbia chissà quali idee importantissime e risolutive per la vita comunale che non sono venute in mente alla maggioranza, o che non sono facilmente sostituibili con altre proposte. Tante volte si tratta di scegliere tra proposte piuttosto equipollenti: facciamo la sagra del salame ad aprile, no invece facciamo quella del cappone a settembre; intitoliamo la via a Tizio, no invece intitoliamo il parco a Caio, e via dicendo.
Il fatto che molte scelte siano tutto sommato non vitali, e che si possa scegliere senza grossi pro o contro una proposta oppure l'altra ha due conseguenze logiche: 1) sulla singola proposta, è legittimo che la maggioranza scelga la propria, visto che quella dell'opposizione non presenta vantaggi così evidenti; 2) sul totale delle proposte, se la maggioranza sceglie sempre sistematicamente di bocciare quelle dell'opposizione, quando spesso sono tutto sommato equivalenti (come validità) alle proprie, allora è sintomo di una scelta politica. E qui - mi ripeto - casca l'asino.
Certo anche la minoranza ha le sue responsabilità: presenta sempre proposte alternative solo per farsele bocciare? Le proposte sono realistiche?
Per quel poco che ho capito, l'ultima polemica locale ospitalettese ha riguardato la proposta dell'opposizione di piantare un albero per ogni nato, a cui la maggioranza ha risposto che già sono in programma molte piantumazioni, tra l'altro molte più dei nati di ogni anno.
Mi pare un caso che si potrebbe analizzare con i criteri posti sopra. Le due proposte sono diverse ma non troppo, di validità simile, niente di strategico per la vita del paese. La proposta dell'opposizione probabilmente ha qualche difficoltà "tecnica" in più, nell'assegnare ogni albero a una singola persona, coinvolgere le famiglie, scegliere quando fare la piantumazione in loro presenza eccetera. Sicuramente sarà stata solo un'idea buttata lì, non dettagliata tecnicamente. D'altra parte la proposta ha il plus, a dire dei firmatari, di venire da un gruppo di mamme. Si potrebbe obiettare che queste potevano anche rivolgersi all'assessore preposto, o alla maggioranza; d'altra parte nell'ottica di un Consiglio collaborativo in un mondo ideale dovrebbe essere indifferente parlare con un consigliere di maggioranza o opposizione. Probabilmente ci sarebbe stata anche la possibilità di trovare un mix tra le due cose, non aggiungere piantumazioni ma "dedicare" un albero di quelli previsti o anche già esistenti a ogni bambino in una "festa dell'albero".
La scelta - ca va sans dire - è stata di bocciare la proposta.
Allo stesso modo è trattato il tema della destinazione di Villa Presti: si può sostenere che comprarla è stato in ogni caso un atto di bene comune, per evitare il degrado di una struttura poco utilizzabile, ma evidentemente se l'idea farmacia non si è concretizzata, anzi viene modificata, allora la proposta del polo sanitario in quegli ambienti non era la migliore possibile. Si potrebbe anche ammettere, invece nulla.
E qui torniamo a qualcosa che scrivevo all'inizio, e che ho scritto più volte negli anni scorsi: proprio come ai tempi di Prandelli.
A questo punto mi chiedo se l'"autocrazia" della maggioranza non sia una caratteristica del sistema di governo dei Comuni. Da quando c'è l'elezione diretta dei sindaci la legge elettorale assegna una maggioranza schiacciante ai vincitori (11 consiglieri su 16 più il sindaco). La possibilità di ribaltare una maggioranza richiede che l'opposizione sia compatta e che si spostino ben 4 voti. A questo punto il ruolo della minoranza ha pochissime speranze di contare qualcosa, e spesso mi dico che se fare opposizione è facile, è anche profondamente frustrante e inutile. Cosa ci si va a fare in consiglio comunale? Capisco (non giustifico) Prandelli che se ne sta a casa e si dimette dopo l'elezione.
Una legge elettorale così certifica la "dittatura della maggioranza", con l'aggravante che sindaco e maggioranza simul stabunt, simul cadent: non si può cambiare sindaco, morto lui, morta la consiliatura. Questo personalizza ancora di più la situazione. Ormai i limiti all'azione del sindaco vengono dai giudici, dai ricorsi, dalla corte dei conti, da limitazioni esterne all'azione politica*.
Mi pare che tutto ciò abbia qualcosa a che fare con la crisi della democrazia che viviamo da decenni. Non che questa sia stata causata dal maggioritario nei Comuni, la disaffezione della gente è frutto di tanti e tanti fattori intrecciati, ma questo decisionismo spinto e con delega in bianco ai sindaci che abbiamo scelto trent'anni fa, col senno di poi, è stato un tassello della crisi.
* In queste condizioni, forse sarebbe più onesto che il sindaco appena eletto evitasse le dichiarazioni ireniche e si limitasse a un più prosaico "lavoreremo con la nostra squadra per realizzare il programma di cui come maggioranza ci siamo presi la responsabilità, nell'ottica di quello che riteniamo il miglior interesse comune; chi vorrà concordare e collaborare con noi sarà benvenuto".
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