Qualche giorno fa è uscito sull'inserto Buone Notizie del Corriere un articolo molto interessante di Luigino Bruni sulla meritocrazia.
Bruni fa un excursus storico ricordando che il concetto di merito era inizialmente un concetto religioso ("meritarsi il Paradiso"). Poi, così come il cristianesimo di Lutero diventò il capitalismo, anche il merito è entrato negli ultimi 30 anni nel mondo dell'economia. Un concetto di merito che però ha portato a penalizzare e colpevolizzare i più poveri.
Io sono particolarmente sensibile al concetto di meritocrazia. Ne sono affascinato, non l'ho mai nascosto, e credo che in Italia abbiamo qualche problema di mancanza di meritocrazia, non di eccesso.
Ho trovato però molto interessanti alcuni passaggi di Bruni, che mi aiutano a collocare il merito nella giusta pospettiva.
Prima cosa: se applichiamo la meritocrazia, anche supponendo di premiare davvero il merito, ci sarà qualcuno che rimane indietro. Lo scrivevo già qui quasi dieci anni fa: che ne facciamo degli esclusi?
Inoltre Bruni richiama un concetto che ricordo anche in Caritas in veritate di Benedetto XVI: anche in economia, l'imprenditore di successo è tale non solo per proprio merito, ma anche per cause indipendenti dal suo operato. A livello macroscopico parliamo di rendimenti di fornitori e/o acquirenti (quindi altre aziende), andamento dell'economia in generale, scelte del governo eccetera. A livello "sociale", le aziende funzionano meglio se c'è un tessuto di lavoratori (=persone) onesti, responsabili, affidabili, istruiti, e queste caratteristiche non sono merito del datore di lavoro.
Infine la parte per me più interessante: abbiamo sempre collegato il merito al talento. Chi è più bravo,
portato eccetera a fare certe cose va premiato. Questo è un discorso
molto "sportivo", campo in cui è più facile verificare il merito: il
campione guadagna di più.
Però Bruni si chiede: il talento è un merito?
Se uno nasce più dotato di un altro, va premiato per questo? Deve
ricevere un ulteriore premio perché ha vinto alla lotteria della genetica? E se no, è
invece giusto "pagare" Bolt o Messi come gli altri atleti, perché tutti
fanno del loro meglio?
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