Con un battutone, potremmo dire sicurezza della poltrona.
Fuor di battuta, fatico a capire come il Movimento 5 stelle gestisca il braccio di ferro parlamentare con la Lega - confronto in cui, ricordiamolo, ha il doppio dei parlamentari.
Ieri ho sentito su Rai News un senatore pentastellato che interveniva. Il succo del discorso era: del decreto non mi piacciono un milione di cose, lo voto perché bisogna andare avanti, ma domani non cederemo di un millimetro. Il "domani" sarebbe il voto parlamentare sulla TAV?
Quindi si cede su un cavallo di battaglia di Salvini, ma in cambio si tiene duro su una mozione 1) inutile, perché Conte ha già detto che la TAV si farà e persino Toninelli ha detto che la mozione impegna il Parlamento e non il Governo; 2) che probabilmente non avrà la maggioranza, per via della saldatura di tutti i favorevoli alla TAV; 3) su cui tra l'altro Salvini fa comunque la voce grossa, giusto per far capire chi è il capo. Non mi sembra un piano geniale.
Se non fosse che ci sono in ballo le poltrone, tra cui soprattutto la sua, consiglierei a Di Maio di muoversi così: "E' evidente che non andiamo d'accordo, non possiamo andare avanti così, e la Lega ha tradito il contratto sulla TAV. Detto questo, non siamo degli irresponsabili, e siamo disponibili ad arrivare a fine anno per fare la finanziaria e disattivare le clausole IVA. Toglieremo il sostegno al governo il primo gennaio, non siamo disponibili ad alcun altro esecutivo e voteremo in primavera. Naturalmente da qui a fine anno faremo pesare la nostra ampia maggioranza parlamentare e la nostra agenda, anche a colpi di fiducia. Per esempio, tempo e soldi per la Flat Tax non ci sono. Se la Lega vuole far cadere il governo prima, lasciando l'Italia senza governo per la legge finanziaria, non ha che da rifiutare la fiducia su uno dei nostri provvedimenti, e si prenderà la responsabilità di non aver saputo aspettare almeno qualche mese."
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