Il senso morale è chiaro: estote parati, siate sempre preparati, e c'è quel monito al versetto 14 che suona piuttosto inquietante:
Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.Ma la storia usata per raccontare il concetto è deboluccia.
Va bene, il re invita e gli invitati adducono ogni genere di scusa.
Però che arrivino addirittura a uccidere i servi... qui siamo all'iperbole. E il re cosa fa? Li fa uccidere - e va bene, c'era la pena di morte - e brucia le loro città. Quindi, ricapitoliamo:
- il re invita a nozze
- gli invitati uccidono i messaggeri che portano l'invito
- il re brucia le città degli invitati
Tra l'altro mi sfugge cosa vorrebbe significare nell'allegoria il punto 3. Se il punto 2 simboleggia la crocifissione di Gesù, il 3 è la distruzione del tempio a opera di Tito? Quindi dobbiamo interpretare la parabola con un significato storico, ormai esaurito, e non come un monito sempre valido?
Poi la situazione si normalizza. Il re ha un sacco di roba preparata e cucinata, ai tempi non ci sono i frigoriferi e i congelatori, piuttosto di buttare via la roba il re invita i passanti per strada.
Però pretende che siano vestiti a festa.
Questa cosa non l'ho mai accettata. Erano in giro così come si trovavano! Non puoi fargliene una colpa, non lo sapevano! L'unica spiegazione che mi dò è che l'invito fosse nella forma "Fra tre ore ti aspetto a cena", e quindi il re faccia buttare fuori chi non passa a ripulirsi. Ma questa è evidentemente una costruzione mia, non presente nel testo.
Comunque, se il senso è l'estote parati, perché non sappiamo né il giorno né l'ora (come giustamente si insegna in un sacco di altri passi), la similitudine non è corretta. Noi infatti sappiamo che da un momento all'altro saremo invitati alla festa, quindi è giusto richiedere che siamo preparati. Quei poveri invitati dell'ultima ora non ne avevano idea.
Nessun commento:
Posta un commento