Un Francesco d'annata. Lo riporto tutto.
«È un peccato da portare in confessione non pregare per i
governanti». E questa preghiera va fatta soprattutto «per non lasciare
da soli» quanti hanno meno «coscienza» che il loro potere non è assoluto
ma viene dal popolo e da Dio. Però anche «i governanti devono pregare
per chiedere la grazia» di servire al meglio il popolo loro affidato. E
se non sono credenti, almeno chiedano consigli per non perdere di vista
il bene comune e per uscire, comunque, dal piccolo contesto
autoreferenziale del proprio partito.
È un vero e proprio “manuale del buon politico” quello che Papa
Francesco ha suggerito lunedì mattina, 18 settembre, celebrando la messa
a Santa Marta. Nel commentare le letture della liturgia, il Pontefice
ha subito fatto notare che «al centro ci sono i governanti». Nella prima
lettura, tratta dalla prima lettera a Timoteo (2, 1-8), Paolo consiglia
«di fare preghiere per i governanti: per tutti, anche per quelli che
governano». Poi nel Vangelo di Luca (7, 1-10) «abbiamo visto un
governante che prega: questo centurione è un governante, e aveva un
problema con un servo ammalato». Ma «c’è una frase, lì, che attira
l’attenzione: “Ama il nostro popolo”». Dunque, ha affermato Francesco,
«c’è il governante che ama un popolo» pur essendo «straniero». E «amava
il suo servo: perché amava si preoccupava e perché si preoccupava andò a
cercare la soluzione per risolvere questo problema della malattia. E
andò da Gesù, pregò».
«Quest’uomo — ha fatto presente il Pontefice — sentì il bisogno della
preghiera: ma perché? Perché amava, certamente». Ma anche «perché aveva
la coscienza di non essere il padrone di tutto, di non essere l’ultima
istanza». Luca riporta le parole del centurione romano: «Anche io,
infatti, sono nella condizione di subalterno, e ho anche subalterni che
dipendono da me». Sono parole che, ha spiegato il Papa, esprimono «la
coscienza del governante che sa che sopra di lui c’è un altro che
comanda. E questo lo porta a pregare».
«Il governante che ha questa coscienza, prega» ha ribadito il Papa.
Del resto, «se non prega, si chiude nella propria autoreferenzialità o
in quella del suo partito, in quel circolo dal quale non può uscire: è
un uomo chiuso in se stesso». Ma «quando vede i veri problemi, e ha
questa coscienza di subalternità, un governante prega» ha spiegato.
Perché ha appunto la coscienza «che c’è un altro che ha più potere di
lui».
Certo, ha aggiunto, verrebbe da chiederci «chi ha più potere di un
governante?». E la risposta, ha rilanciato Francesco, è «il popolo, che
gli ha dato il potere, e Dio, dal quale viene il potere tramite il
popolo».
«È tanto importante — ha insistito il Pontefice — la preghiera del
governante, tanto importante perché è la preghiera per il bene comune
del popolo che gli è stato affidato». E proprio a questo proposito, ha
confidato: «Mi ricordo una volta, tempo fa, un governante mi ha detto
questo: “Io tutti i giorni prendo due ore di silenzio davanti a Dio”. Io
ho pensato: “Ma questo governante è indaffarato, tante cose...”». Però
davvero è importante, ha spiegato ancora Francesco, «chiedere la grazia
di poter governare bene». E così, «quando Dio chiese a Salomone: “Cosa
vuoi: oro, argento, ricchezze, potere, cosa?”, com’è stata la risposta
di Salomone? “Dammi saggezza per governare”».
Proprio «per questo — ha affermato il Papa — i governanti devono
chiedere questa saggezza: “Signore, dammi saggezza; Signore, non
togliere da me la coscienza di subalternità da te e dal popolo, che la
mia forza la trovi lì e non nel piccolo gruppetto o in me stesso”».
Dunque, ha ripetuto il Pontefice, «è tanto importante che i
governanti preghino: è tanto importante». Però, ha proseguito, magari
«qualcuno può dirmi: “Padre, è vero quello che lei dice, ma io non sono
credente, io sono agnostico, io sono ateo”». La risposta del Papa è
stata: «D’accordo, ma confrontati: se non puoi pregare, confrontati con
la tua coscienza; confrontati con i saggi; chiama i saggi del tuo popolo
e confrontati». Perciò, «se non puoi pregare, almeno fa’ questo, ma non
rimanere da solo con il piccolo gruppetto del tuo partito. No, questo è
autoreferenziale: esci, cerca il consiglio fuori o nella preghiera o
confrontandoti con quelli che possono consigliarti». E «questa è la
preghiera del governante».
Nella prima lettura, ha ricordato Francesco, «Paolo parla a noi e ci
consiglia di pregare per i governanti: “Che si facciano — consiglia —
domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per
il re — tutti i re — e per tutti quelli che stanno al potere, per i
governanti, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla,
dignitosa, dedicata a Dio». Dunque, raccomanda Paolo, «il popolo deve
pregare per i governanti e noi non abbiamo una coscienza forte di
questo: quando un governante fa una cosa che non ci piace, diciamo cose
brutte; se fa una cosa che ci piace: “ah, che bravo!”. Ma lo lasciamo
solo, lo lasciamo con il suo partito, lasciamo che si arrangi con il
Parlamento, con questo, ma solo».
E magari c’è chi se la cava dicendo: «Io l’ho votato» oppure «Io non
l’ho votato, faccia il suo». Invece, ha insistito Francesco, «noi non
possiamo lasciare i governanti da soli: dobbiamo accompagnarli con la
preghiera». I cristiani «devono pregare per i governanti». E anche in
questo caso, ha fatto presente il Papa, qualcuno potrebbe obiettare:
«Padre, come vado a pregare per questo che fa tante cose brutte?». Ma
proprio allora «ha più bisogno ancora: prega, fa’ penitenza per il
governante!».
«La preghiera d’intercessione — è tanto bello questo che dice Paolo —
è per tutti i re, per tutti quelli che stanno al potere», ha proseguito
il Pontefice. E lo è «perché possiamo condurre una vita calma e
tranquilla». Infatti «quando il governante è libero e può governare in
pace, tutto il popolo beneficia di questo».
«Noi dobbiamo crescere in questa coscienza di pregare per i
governanti» ha rilanciato il Papa. Di più: «Io vi chiedo un favore:
ognuno di voi prenda oggi cinque minuti, non di più. Se è governante, si
domandi: “Io prego a quello che mi ha dato il potere tramite il
popolo?”. Se non è governante, “io prego per i governanti? Sì, per
questo e per quello sì, perché mi piace; per quelli, no”». Ma sono
proprio quelli che «hanno più bisogno». Dunque, è opportuno chiederci:
«Prego per tutti i governanti? E se voi trovate, quando fate l’esame di
coscienza per confessarvi, che non avete pregato per i governanti,
portate questo in confessione. Perché non pregare per i governanti è un
peccato».
In conclusione il Papa ha suggerito di chiedere «al Signore in questa
messa la grazia che ci insegni a pregare per i nostri governanti: per
tutti quelli che stanno al potere, dice Paolo che ci insegna». E «anche
la grazia che i governanti preghino».
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