Ho appena finito di leggere Il sistema periodico di Primo Levi.
E' sicuramente uno dei migliori libri che abbia mai letto. Non mi stupisce che sia stato scelto come miglior libro di scienza mai scritto.
Levi scrive benissimo, e sa raccontare la scienza e lo scienziato che è con questa stessa abilità. Per una persona di estrazione tecnica come me i primi capitoli - quelli della formazione - sono emozionanti.
Il modo con cui l'autore racconta le leggi razziali e la reazione di chi gli stava intorno è altrettanto splendido: senza fronzoli né vittimismi, asciutto, quasi incidentale nella narrazione, ma comunque significativo.
Anche l'esperienza dell'innamoramento è descritta con parole che non avevo mai letto, più vicine a quelle del vissuto reale che della letteratura.
Inoltre ho apprezzato il pudore con cui non parla quasi della moglie e dei figli in una autobiografia.
Ma il momento culminante è senza dubbio il racconto Vanadio. Prima o poi si deve arrivare al dunque, e Levi ci arriva lì. Secondo me le riflessioni in quel racconto, sul rapporto tra vittima e carnefice, tra giudice e imputato, sulla realtà in toni di grigio e non in bianco e nero sono necessarie per leggere Se questo è un uomo.
Il libro indulge in qualche autocompiacimento (la pubblicazione di racconti giovanili, che secondo me dicono poco) ma mai l'autore si dipinge per più di quello che è, mai fa il superuomo, mai il giusto tra le nazioni. Non esita a descrivere le debolezze. Però queste sono piccola cosa, al confronto a quello che per Levi è il peccato più grande, forse inescusabile: l'indifferenza al male.
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