Ci sono stati e ci sono molti dibattiti, alla luce della Brexit, di Trump, dei populismi che avanzano minacciosi per l'Europa. Alcuni di questi dibattiti hanno anche osato intaccare un totem delle democrazie moderne, il suffragio universale. Qui, qui, qui e qui alcuni esempi del dibattito.
Per ora siamo solo a livello di disquisizioni teoriche, ma il principio è sempre quello: stabilire una "soglia minima" per votare, con un esame di cittadinanza, un "peso" differente a seconda delle competenze eccetera.
A me sembra un po' un discorso da snob frustrati perché il mondo non va come si vorrebbe. Intendiamoci: anche a me non piace come va il mondo, ma non credo che porre limiti al suffragio sia una strada praticabile, anche se spesso mi tenta. Non lo credo perché se provo a pensare a un modo pratico di porre questi limiti non mi viene in mente nulla di oggettivo. Chi scrive i test? Chi decide chi sono i "competenti"? Insomma, secondo me la scelta è tra il suffragio universale e l'arbitrio, e allora mi tengo il primo.
Detto ciò, però, vedo i problemi e non posso fare a meno di chiedermi da dove vengono. Cosa abbiamo sbagliato?
Secondo me nel pensiero ottocentesco che ha accompagnato l'espansione della democrazia c'era una valutazione troppo ottimistica della razionalità delle persone. Il diritto di voto è stato man mano allargato, più o meno di pari passo con la scolarizzazione. Si pensava che man mano che le classi popolari avrebbero avuto accesso ad un'istruzione, ciò sarebbe stato sufficiente per votare "bene", a ragion veduta. Si pensava che le persone non fossero irrazionali, stupide, egoiste o umorali, ma semplicemente illetterate. Una volta risolto il problema educativo si avrebbero automaticamente ottenute persone in grado di votare (e vivere) coscienziosamente.
Gli ultimi cinquant'anni hanno smentito quest'ipotesi.
Negli ultimi decenni la popolazione ha avuto ampio accesso alla scuola e all'istruzione, ma le sacche di stupidità, di poca intelligenza, di egoismo e di irrazionalità sono rimaste ben diffuse. Nonostante i titoli di studio continuino a diffondersi, la gente non è meno "ggente", se mi si passa il gioco di parole.
Perché? Ci sono due possibili risposte.
Una è pensare che l'umanità (o meglio: una parte degli uomini) sia irrimediabilmente bacata, egoista, miope, e che non ci sia istruzione o educazione che tenga.
L'altra è pensare che in realtà siamo di fronte a un fallimento educativo, che l'istruzione e l'educazione che forniamo non siano fatte bene.
Visto che la soluzione 1 porterebbe semplicemente a sedersi in riva al fiume con la pipa in bocca, preferisco pensare alla 2 e continuare a cercare di fornire il mio piccolo contributo educativo a questo mondo.
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