Abbiamo tutti bisogno di speranza. Questo sarà il tema del Giubileo ormai prossimo.
Abbiamo bisogno di speranza per questo mondo martoriato, che si è ormai abituato alla guerra.
Si dirà: che ipocrisia, ci sono sempre state un sacco di guerre dimenticate, ora ci sono queste guerre mediatiche.
Vero. E però ci siamo abituati anche alle guerre mediatiche, non solo a quelle che non ci fanno vedere. Siamo assuefatti.
Il piccolo segno di speranza che ho trovato lo propongo nel video a questo indirizzo. La sera prima avevo assistito alla testimonianza di una cooperante che ha lavorato a Gaza. Una testimonianza con ben poca speranza, e troppe parole di contrapposizione.
Poi, giovedì scorso, una testimonianza - anzi due - di persone che non rinunciano a dire pane al pane e a individuare nell'occupazione israeliana fuori dai propri confini internazionalmente riconosciuti la causa di una situazione di conflitto e guerra che perdura da decenni e crea lutti.
Ma, detto questo, due persone che si ribellano all'odio settario, al destino di odio verso l'"altro", anche quando l'altro come gruppo è quello che ti ha ucciso il figlio.
La storia è narrata anche in un libro, Apeirogon.
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