Guardando i dati, c'è qualcosa di curioso nell'approccio del governo Meloni all'imigrazione.
Intanto osservo che i toni sono un po' cambiati rispetto a quando erano all'opposizione. Da parte di FdI non si parla più di "blocco navale". E' vero che in realtà anche prima, andando a leggere "dentro" la proposta, non era nulla di quel che il nome faceva immaginare, ma usavano non a caso quel nome "evocativo".
Oggi è sparito pure quello, anzi abbiamo sentito Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo la tragedia di Cutro parlare dell'importanza di creare canali di ingresso legali.
Per ora a questa dichiarazione non è seguito alcun fatto concreto, in termini di nuove possibilità di ingresso.
Per quanto riguarda l'unica possibilità di ingresso legale, il governo Meloni ha approvato un decreto flussi da 82mila ingressi. Lo scorso anno, con il governo Draghi, erano 69700.
Ma sopattutto sono 50mila in più degli anni tra il 2015 e il 2020, quando il decreto flussi riguardava solo 30500 ingressi.
Per trovare un valore più alto bisogna tornare all'ultimo decreto flussi del governo Berlusconi IV: circa 180mila ingressi. Curioso che fosse un altro governo di centrodestra, un caso di Nixon goes to China, forse.
Ma l'immigrazione non è fatta solo di decreto flussi, anzi questo e le emergenze migratorie sono argomenti che si intersecano poco o nulla.
Il
decreto flussi - che in teoria riguarda persone con un contratto di lavoro già pronto, per la cervellotica legge Bossi-Fini - serve in gran parte da sanatoria mascherata per persone che sono già qui a lavorare in nero.
Chi arriva da Paesi con crisi migratorie difficilmente
(eufemismo) è formata per lavorare, quindi il decreto flussi non è lo
strumento adatto. Nel loro caso, si dovrebbe passare principalmente da
canali umanitari.
Riguardo all'immigrazione di emergenza, quella con i barconi, Giorgia Meloni si è vantata che il suo governo è quello che salva più persone, in proporzione agli sbarchi.
Ed è vero: la quota di decessi accertati rispetto al numero di chi tenta la traversata è al minimo storico.
Naturalmente la situazione è un po' più complicata di così, i morti sono comunque molti perché c'è un numero di partenze record (quest'inverno ci sono state più traversate che nelle estati tra il 2015 e il 2019).
Sotto il governo Conte I, i morti erano relativamente pochi perché non partiva più nessuno. Guardando ai dati assoluti, altri hanno fatto meglio, perché partiva meno gente.
Con il
Conte II (in piena pandemia) ci sono state 65 morti accertate al mese, con Letta 68, con Meloni siamo a 80, con il Conte I 100, con Draghi 140, con Gentiloni
182, con Renzi 309.
In due parole, quindi, la situazione sotto questo governo consta di:
- il decreto flussi più ingente da più di 10 anni
- la minor quantità di decessi in proporzione alle traversate (attraversare il canale di Sicilia non è mai stato così sicuro)
- il maggior numero di immigrati accolti da parecchi anni a questa parte.
Tutto molto diverso dalla vulgata e dalla faccia cattiva con le ONG*.
Che è delegata al ministro Piantedosi, alter ego di Salvini e come lui propenso a uscite infelici.
* ONG che, tra l'altro, contribuiscono in proporzione pochissimo al numero di traversate, la stragrande maggioranza degli arrivi è autonoma o su navi dello Stato.
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