Se oggi dovessi suggerire un film sul fondamentalismo, suggerirei Agorà di Amenabar.
Al di là delle discussioni sulla storicità del film, che resta un'opera di fantasia e non un documentario e che comunque racconta di un personaggio (la filosofa neoplatonica Ipazia) su cui le fonti dirette dicono pochissimo, la pellicola è interessante. Ci sono parecchi elementi che danno da pensare, specialmente a una seconda visione, che superi la prima impressione sui cristiani cattivi e intolleranti contro una donna "illuminista".
I parabolani presentano le due facce dei fondamentalisti: quella caritatevole, di fede vera e profonda ("Questo è il vero miracolo!", dice Ammonio a Davo riferendosi alla distribuzione del pane) e quella di soldati di Dio, con l'invocazione di un concetto molto medioevale come quello del "giudizio di Dio" (sempre Ammonio dice a Davo che se loro sono ancora vivi dopo le battaglie che combattono è perché Dio li protegge e quello che stanno facendo - uccidere gil ebrei - incontra il suo favore).
La figura di Cirillo d'Alessandria incarna il tipico "cattivo maestro", che non incita mai esplicitamente alla violenza, ma propone le sue catechesi "estremiste" invita poi i parabolani a trarre le conseguenze.
Si noti anche il continuo richiamo alla lettera della Scrittura, senza interpretazione o visione globale. Ricorda qualcosa, vero?
Si apprezza anche il fatto che le violenze dei parabolani (prima contro i pagani, poi contro gli ebrei) sono sempre causate da un attacco precedente. Insomma, sembra che i parabolani abbiano qualcosa dello Statodi Israele di oggi, che spesso ha reazioni sproporzionate all'offesa.
La dimensione dei cristiani è determinata anche dal fatto che sono degli ex-oppressi: a inizio film, quando Ammonio disputa con il capo pagano. Mentre Ammonio discute "filosoficamente" gli dei tradizionali, il pagano risponde irridendo il cristiano che fino a poco prima era un fuorilegge nascosto nelle catacombe. Non un prototipo di tolleranza, insomma...
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