E' arrivata su tutti gli schermi la foto del bambino siriano morto sulle coste turche.
Ho sentito i commenti di tantissimi personaggi pubblici. L'emozione, l'orrore, il dispiacere, il senso di tragedia trasudano da ogni parola.
Oggi è anche l'anniversario della strage di Beslan. Undici anni fa morivano 186 bambini nella scuola osseta.
Ma non credo di sbagliare se dico che moltissimi bambini sono morti nelle guerre in corso, in Siria, in Libia e ovunque, e altrettanti saranno morti nell'attraversare il mare per fuggire da queste tragedie.
Probabilmente ho un cuore di pietra, ma sono abbastanza stupito delle reazioni emotive all'immagine del bimbo curdo morto. Non credo che sia una novità.
Comunque, come ha detto il presidente Mattarella, evidentemente quell'immagine ha avuto una "grande forza persuasiva". Ora pare che l'Europa si stia muovendo, che si capisce che bisogna fare qualcosa.
Volendo pensare male, potremmo collegare questa consapevolezza non tanto alla tragedia di Aylan, quanto piuttosto al fatto che ormai, alla fine dell'estate - la stagione che più ha favorito chi voleva mettersi in viaggio - i profughi sono arrivati in tutta Europa, e ormai ogni Paese ha le sue gatte da pelare.
Situazione ben diversa da quella in cui i Paesi del nord si trovavano quando avvenivano le vecchie stragi sulla rotta di Lampedusa, non meno tragiche.
Volendo continuare a pensare male, oggi ciascun Paese pensa che si debba muovere l'Europa, che si debbano dividere i profughi eccetera. Secondo me, nell'ondata dell'emergenza, ogni governo pensa che in questo modo potrà avere dei vantaggi e scaricare un po' di peso ad altri Stati. Inutile dire che questo non può essere vero per tutti, e qualcuno rimarrà col cerino in mano: forse proprio i Paesi di transito, in cui senza una distribuzione programmata i profughi non si fermerebbero di certo.
Comunque, se questi cattivi pensieri possono dare vita a un sistema europeo più omogeneo, ben venga: ogni passo avanti verso l'unione europea è ben accetto.
Questa estate ha inoltre dimostrato, secondo me, che non c'è verso di fermare nè regolare l'immigrazione da disperazione: è come voler fermare il mare con le mani.
Ci sono stati diversi approcci: la Grecia ha provato a fare la gnorri, l'Ungheria ha tirato su un muro, la Francia predica bene all'Italia ma razzola male a Calais, il Regno Unito non vuole sapere nulla di nulla, l'Italia essenzialmente lascia passare chi vuole chiudendo un occhio. Tutto inutile: ciascun Paese è stato investito dall'ondata.
Per ora l'unica a fare qualcosa è stata (come spesso accade) la Germania, con l'annuncio di accoglienza verso i siriani.
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