Sto leggendo Cronache Mediorientali di Robert Fisk. Un malloppone di 1100 pagine, scritte fitte.
Il libro non è di facile lettura: ogni riga contiene riferimenti a fatti, persone, pezzi di storia - personale o mondiale. Non posso dire nemmeno che la prosa mi piaccia: in alcune parti è scritto bene, con accorgimenti alle volte "furbi" ma efficaci, ma c'è tanta di quella roba che la maggior parte del testo è quasi elencativo, enciclopedico. E' un continuo accumulo di fatti, testimonianze, storie, avvenimenti, denunce.
Non posso quindi dire che sia un libro "bello", ma ho deciso di continuare comunque a leggerlo perché sto imparando molto.
La mole del tomo di Fisk mi richiama il lavoro di Giuseppe Bonomi, La voce delle croci di legno, a cui anche mio padre ha contribuito. In questo caso si tratta di tre tomi enormi di materiale raccolto, ritrascritto, catalogato sulla Grande Guerra nelle nostre zone.
Naturalmente opere del genere non sono fatte per la lettura scorrevole, anzi quando ci si trova di fronte all'imponenza delle pagine dopo una breve scorsa ci si trova a dirsi: "Bel lavoro, ma chi mai lo leggerà?"
Eppure io credo che opere del genere siano comunque meritorie: permettono di preservare e tramandare una quantità di materiale originale che se non ci fossero questi libri sarebbero dimenticati o dispersi. Questo materiale sarà a disposizione di chi un domani vorrà fare ricerca, e magari si troverà a prendere in mano un librone polveroso mai aperto nel deposito di un biblioteca. Se Bonomi non si fosse preso la briga di pubblicare quest'opera, quel ricercatore non avrebbe avuto quel materiale.
Anche le opere compilative, le raccolte, le ricerche, quindi, servono ad allungare la vita delle informazioni, del sapere. Anche quando si può pensare che non interessino a nessuno. In questa prospettiva la quantità, l'accumulo è un effetto collaterale necessario.
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