Non lo so se quanto segue sia populismo. Non mi sembra, ma correrò il rischio.
Quanto scrive Gramellini sull'intromissione dei partiti nelle nomine nelle società pubbliche è una potente verità: che ci faceva una laureata in filosofia alla guida di una grande società d'ingegneria?
Quel che non so è se sia possibile sottrarre davvero queste nomine ai partiti. Non riesco a inventare un modo. Il controllo di una società pubblica non può che fare capo - per definizione - all'autorità pubblica, quindi all'autorità politica.
Tutte le soluzioni che mi vengono in mente avrebbero come presupposto il fatto di essere aggirabili in qualche modo dai partiti, ovvero - detto in altro modo - sarebbero fondate sulla buona fede dei partiti stessi nel non aggirarle.
Non so se in Italia potrei dare per affidabile questa buona fede: temo di no. Non perché ontologicamente "siamo italiani", ma per un semplice discorso statistico sull'occorrenza di casi di nomine pilotate: una presa d'atto di un dato di fatto.
A questo punto mi risulta difficile non pensare che la soluzione più sicura sarebbe privatizzare. Conosco tutte le obiezioni al riguardo, sul costo sociale e sul fatto che le privatizzazioni "all'italiana" non mettono al riparo dal familismo e dalla politica.
Però credo che comunque le intromissioni dei partiti sarebbero meno dirette, meno automatiche, meno facili. Almeno facciamoli penare un po'...
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