Riprendo una discussione di cui mi ha parlato mio padre sul PGT che sarà per il nostro paese, in particolare riguardo al destino delle aree di proprietà della Parrocchia.
Per quel che so io, anche dalla mia vecchia frequentazione del Consiglio Pastorale, le aree interessate sono due: il campo tra via Seriola e villaggio don Patelli in cui ci sono le due porte da calcio e il campo - oggi coltivato - retrostante l'asilo statale. Due aree non edificate, quindi, di proprietà parrocchiale ma su cui la Parrocchia non può fare nulla per via di vincoli posti dal PRG vigente: se non sbaglio l'area a nord del paese è vincolata a un eventuale ampliamento dell'asilo, mentre l'area a sud risulta accatastata come "area di interesse comune", come i palazzi comunali, l'Oratorio, piazza Mercato, il cimitero, per intenderci. Questo perché quand'ero un infante si parlava della possibilità di edificare una nuova chiesa, idea ovviamente oggi non più attuale.
L'aspirazione della Parrocchia, negli anni, è sempre stata quella di aspettare un'eventuale edificabilità delle aree, in modo da monetizzarle. Non si può non notare, però, che oggi la situazione non è più quella di trenta anni fa: lo spazio non cementificato si è ridotto di molto, e si è acuita la sensibilità per la tutela degli ultimi spazi liberi come bene comune.
Dall'altra parte, il Comune avrebbe interesse a non toccare nulla: edificare due schiere di case in quei due contesti sarebbe impopolare (specie con case che guardano nell'asilo) e vista la dimensione relativa anche gli oneri urbanistici incamerabili sarebbero relativi, contando che già stando così le cose immagino che la Chiesa paghi una qualche tassa annualmente per il possesso di quei terreni.
Secondo me (e non solo secondo me, vedi Zangrandi) le parti dovrebbero trovare un incontro del tipo che il Comune compra alla Chiesa le aree ad un prezzo basso, con l'impegno a mantenerle a verde pubblico e a investire qualcosina per attrezzarle a parchi giochi.
Il Comune ci guadagnerebbe due parchi con una spesa relativamente bassa (si potrebbe anche pensare a un pagamento rateale in qualche anno, per un impegno di qualche decina di migliaia di euro), e ha anche la facoltà di "fare il prezzo", perché essendo l'Amministrazione a scrivere il PGT ha facoltà di decidere del destino delle aree. Anzi, visto ciò, mi aspetto dei Sindaci ben decisi e battaglieri al riguardo, visto che per entrambi i candidati l'attenzione al territorio è una delle priorità irrinunciabili.
La Parrocchia ci guadagnerebbe un po' di soldi sicuri, che non fanno male visti i debiti accumulati in vari anni di gestione economica molto molto molto (loop infinito) molto discutibile riguardo alle spese. Certo molti meno soldi rispetto a quelli che si incasserebbero su aree edificabili, ma sempre più degli zero finora fruttati da quelle aree. Inoltre bisognerebbe vedere se ci sarebbe qualcuno disposto ad acquistarle, quelle aree, una volta edificabili: sappiamo tutti che il mercato è crollato. Il rischio sarebbe quello di trovarsi a pagare IMU molto più elevate di adesso, con dei terreni edificabili sul groppone.
Ma soprattutto la Parrocchia agirebbe in difesa di quel bene comune che predica, in riferimento alla salvaguardia del Creato che non può essere solo un elemento di vaghi principi, ma va incarnata, all'occasione, nelle azioni concrete. Proprio di oggi il Vangelo invita a non predicare bene e razzolare male.
Per pagare i debiti si troveranno altre forme. D'altra parte quando i debiti furono contratti non si mise certo in conto di ripagarli con quei terreni, si disse che in un modo o nell'altro i soldi si sarebbero trovati. Ecco, mi sembra corretto che i soldi per le varie case S. Giacomo, di Lovernato, a fianco alla Canonica e per la Parrocchiale li recuperi la comunità cristiana, e non vengano scaricati sulla comunità tutta in termini di minor vivibilità e ulteriore cementificazione.
Anzi, rilancio una proposta: invece di imbarcarsi in richieste di cambio di destinazione, valorizziamo il patrimonio che già abbiamo: diamo mandato a un'agenzia di vendere la casa adiacente alla Canonica acquistata qualche anno fa. E' vero che è meno accessibile dei due terreni, ma è già edificabile, e si tratta di area già urbanizzata, che non consuma altro territorio. Alla Parrocchia non serve a nulla, perché con la diminuzione del numero dei preti un allargamento della canonica è fuori discussione e perché lì accanto c'è già l'inutilizzata casa S. Giacomo.
Riflessioni totalmente condivisibili.
RispondiEliminaPur non essendo assiduo praticante, le mie radici familiari affondano nell'area cattolica e, pur avendo visioni politico-sociali fortemente orientate a sinistra, concetti derivanti dall'educazione ricevuta e dal clima culturale respirato in famiglia hanno tutt'ora cittadinanza nel mio sentire complessivo.
L'apertura mentale delle valutazioni e delle proposte su esposte e relative alla gestione di beni parrocchiali, che ne valutano anche la rilevanza come beni comuni da salvaguardare a vantaggio di tutta la comunità di Ospitaletto meritano attenzione e sostegno.
Come su altri temi e proposte, da altri avanzate e da me condivisi, qualunque sarà l'assetto politico-amministrativo dopo le votazioni del 28 e 29 ottobre, la mia totale disponibilità a sostenere e promuovere le ipotesi qui avanzate.
Daniele Pigoli