Qualche valutazione sulle elezioni. Niente di nuovo, si è già detto tutto: riporto solo le considerazioni che mi hanno convinto di più.
Sembra il 1993: evaporazione di una classe dirigente di centrodestra ("moderata", si usa dire) con vaste praterie a disposizione di chi riuscirà a riempirle.
Sembra la Francia: il PD vince perché, come Hollande, resta in piedi di fronte alla debacle dell'avversario. Un po' come pensava di fare Occhetto nel 1994... poi sappiamo come andò...
Sembra la Grecia: una frammentazione mai vista prima, che non vuol dire molti partitini con valori da prefisso, come succedeva qualche anno fa, ma molti partiti che superano il 5% e nessuno che arriva al 25%. In Grecia i nazi(onali)sti di Alba Dorata hanno raccolto parte del voto di protesta, qui in Italia dobbiamo ringraziare Grillo che almeno ha incanalato questa antipolitica (su cui poi torno) verso posizioni più accettabili. Occhio a una cosa, però: i partiti di estrema destra in Italia fanno fatica a presentarsi alle amministrative, per via del poco radicamento (vedi Forza Nuova a Ospitaletto), mentre alle politiche ci sono. Secondo me, visto il successo delle posizioni anti-banche e anti-Europa, l'anno prossimo Forza Nuova rischia di vedere un discreto successo elettorale.
Casini deluso, non perché abbia perso, ma perché non ha vinto. L'Udc tiene, ma non cresce, dimostrando che non potrà essere lui a raccogliere i voti in uscita dal Pdl, come invece sperava.
E veniamo a Grillo. Le prime analisi dei flussi dicono che i suoi voti vengono per un terzo da sinistra, per un terzo dal centro-destra, per un terzo dall'area dell'astensione. Secondo me i suoi voti di sinistra sono quelli che aveva già eroso l'anno scorso, quelli di destra corrispondono alla crescita che ha ottenuto quest'anno, e sono anche i più incerti: non so se alle politiche li raccoglierà ancora. Dipenderà dall'eventuale mancanza di alternative.
Lo stesso Grillo si è fatto furbo, e nell'ultimo periodo ha segnato qualche colpo anche a destra (immigrazione, contestazione a Equitalia), senza puntare solo su temi di sinistra (ecologia, no TAV) già consolidati. Ha annusato l'aria. Per questo non mi sento di catalogarlo come "di sinistra" tout court.
Il bacino di voti è comunque inequivocabilmente l'antipolitica. Ora che abbiamo una prova elettorale consistente, in cui il MoVimento 5 stelle (personalmente lo trovo un nome insopportabilmente snob) si è misurato con dei programmi locali, possiamo dire che non è vero che esso è l'antipolitica, ma che senz'altro pesca nell'antipolitica.
Antipolitica che i partiti alimentano a piè sospinto. Se solo non vivessero su un mondo parallelo capirebbero che ora, per sopravvivere, dovrebbero affrettarsi ad andare incontro ad alcune richieste di Grillo, dare un taglio immediato ai rimborsi elettorali (taglio del 50% almeno), e approvare rapidamente una legge sulla trasparenza dei bilanci e magari sulla democrazia interna ai partiti - cosa quest'ultima che potrebbe anche mettere in difficoltà il MoVimento grillino, il cui statuto sembra un inno alla proprietà privata del comico genovese.
Invece hanno ormai attivato questa modalità "orchestrina del Titanic" per cui non mancheranno di parlarsi addosso, cambiare nome, annunciare mirabolanti novità e continuare a procrastinare le loro autoriforme, affondando e lasciando le vaste praterie di cui sopra a disposizione del prossimo surfer pronto a cavalcare l'onda, Passera o Montezemolo che sia (anche se non credo molto in nessuno dei due).
La Lega si dibatte alquanto in quest'onda di antipolitica, e cerca di rifarsi una verginità ritornando ai "VERI leghisti" e agli stimoli della prima ora. Troppo tardi, cara Lega: hai avuto la tua occasione, governando per 8 degli ultimi 11 anni, e l'hai persa. Ormai il testimone dell'antipartitismo l'ha raccolto qualcun altro, e certo non si può essere troppo anti-partitici essendo il partito più longevo sulla scena. Nulla da dire sulla buona fede dei militanti locali, ma ormai il treno è passato.
C'è di buono che credo che i partiti siano ancora abbastanza responsabili da valutare le conseguenze di una eventuale legge elettorale proporzionale, come ventilato neglli ultimi mesi, con questa situazione: un'ingovernabilità greca. Spero quindi che dopo una prova così evidente tengano conto del fatto che il premio di maggioranza - che non mi è mai piaciuto - oggi come oggi è una necessità per stare più vicino alla Francia che non alla Grecia.
Tornando a Grillo, credo che l'anno prossimo potrebbe non andare così bene, o comunque potrebbe essere arrivato al suo massimo. Fare liste locali è più facile che fare una lista nazionale, per cui difficilmente si può prescindere da facce note (non basta più chiamare il bravo giovanotto di 35 anni con la faccia pulita). In particolare, il loro wiki-programma è ancora confuso e vario, contiene di tutto, alcune affermazioni fumose ("Abolizione delle scatole cinesi in Borsa"), sparate demagogiche ("Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali"), statalismo spinto ("Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia") misto a idee liberali ("Abolizione dei monopoli di fatto"). Ciò insieme a tanti spunti interessanti. Insomma, un'identità ancora non c'è.
Chiudiamo col PD. Dopo aver corteggiato Casini, si scopre che Casini non è così decisivo e che si vince a sinistra. Però secondo me per loro lasciare libero e sguarnito il centro è comunque un'opzione rischiosa: si lascia campo libero a un eventuale "cavaliere bianco" che riesca a presentarsi (magari col tacito consenso di Berlusconi).
Secondo me la soluzione ce l'avrebbero in casa: Renzi. E' del PD, quindi non sarebbe necessario subappaltare a un esterno la candidatura, può attirare voti al centro, lasciando meno spazio al Passera-Montezemolo-Mister X di turno, può attrarre i voti dell'antipolitica con la sua fama di "rottamatore", pone meno problemi, a livello di programma, di un Vendola o un Di Pietro che sono oggi all'opposizione. Peccato che lo tollerano un po' come Tosi alla Lega, e non lo faranno...
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