Qualche sera fa ho visto una trasmissione sui ghetti ebraici ai tempi del nazismo.
A fine gennaio c'è stato il Giorno della memoria, perciò era tutto un pullulare di film e trasmissioni a tema. Tutte incentrate sul punto di vista delle vittime, com'è normale che sia. Ho pensato che mi piacerebbe vedere una volta un documentario, una pellicola, qualcosa che descriva l'Olocausto con gli occhi dei tedeschi. Meglio: degli esecutori tedeschi. Oggi non ci capacitiamo: cosa dovevano pensare? Odio? Meccanica ubbidienza agli ordini?
Tante volte mi capita di fare (e sentir fare) la riflessione su come ciò sia stato possibile. Anche dando per scontato che tanti tedeschi non sapessero esattamente cosa succedeva nei campi di concentramento, erano comunque moltissime le persone che sapevano, che eseguivano con più o meno zelo, con più o meno dubbi. Inoltre i campi di concentramento sono stati solo l'anello finale di una catena che passa dalle leggi razziali (tedesche e italiane), dalla notte dei cristalli e su su per i ghetti dei secoli precedenti, per cui anche la Chiesa ha le sue responsabilità.
C'era insomma una mentalità antisemita diffusa, che permeava l'Europa e che per fortuna nel giro di pochi decenni è cambiata. Però in quegli anni questa mentalità era considerata normale, ed ha almeno permesso, se non proprio causato, la tragedia dell'Olocausto. Allora era normale disegnare gli ebrei a guisa di "nasoni", considerarli disprezzabili, diversi, comunque vederli come un corpo separato. Non si percepiva niente di male, serviva a fare chiarezza tra le razze, a far funzionare meglio la società, e i ghetti in questo erano pratici. Ecco che le persone "normali" diventavano, per dirla con Goldhagen, i "volonterosi carnefici di Hitler".
E mi veniva un pensiero così politicamente scorretto...
Può essere che a noi succeda la stessa cosa? Che siamo in una situazione in cui certe cose sembrano normali, accettabili, un fatto di praticità, di funzionalità. Ma forse fra qualche anno, o decennio, ci renderemo conto che sono una disgrazia, un errore, un abominio? Ci vergogneremo allora, ci chiederemo come sia potuto succedere, per esempio, l'aborto? Ci chiederemo forse come fosse possibile che tante persone chiedessero di abortire, con più o meno convinzione, a cuor leggero o piene di tormenti; e che i medici lo praticassero con più o meno zelo?
Non è una certezza, la mia. Conosco le obiezioni, più o meno legaliste (di solito sul fatto che un feto non è una persona, almeno non giuridicamente, ma per qualcuno nemmeno una "persona umana" vera). Ma anche ai tempi c'erano tanti ragionamenti apparentemente difendibili per il razzismo e l'antisemitismo. E' già successo, e non in un posto selvaggio, ma nel cuore della civile Europa, nella Germania culla del pensiero filosofico moderno. Stiamo in guardia, pensiamoci bene: la storia serva da monito: non è impossibile compiere abomini senza rendersene conto, come società.
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