Pare concretizzarsi l'arrivo a Bologna di Kobe Bryant.
Io mi unisco al coro degli entusiasti. C'è chi ha da ridire sulla sportività dell'operazione: un giocatore che viene solo per soldi, che vince da solo e poi dopo un mese lascia la squadra da ricostruire, un campionato falsato eccetera.
Sì, ci può essere del vero in tutto questo. Ma qui è l'evento che conta. Non dico nemmeno il business, lo show, ma proprio l'evento. Avere il più grande giocatore di basket del mondo in attività nel campionato italiano, nella cornice più degna - Basket City - è un evento.
Per Sabatini sarà marketing, può essere che alla fine ci guadagni pure, e allora tanto di cappello all'imprenditore che sa rischiare. Non sottovaluterei nemmeno l'aspetto sportivo, in realtà: una Virtus che gioca tutte le prime partite in palazzetti capienti significa anche molte trasferte difficili (Milano, Treviso, Pesaro, Roma, Siena), e magari tra queste ne vince 5-6 perché c'è Bryant. Poi nel resto del girone d'andata - senza Bryant - rimangono i turni più abbordabili...
Ma per il basket italiano è un evento. Al di là di pochi come Hackett, sulle cui polemiche non vale la pena di spendere parole (specie sulle minacce), ci saranno avversari pronti a chiedere l'autografo a fine gara, e tra chi non avrà la fortuna di incontrarlo per motivi di calendario saranno più quelli rammaricati che quelli sollevati.
Credo che il termine di paragone possa essere il Dream Team a Barcellona: un evento, che fece passare in secondo piano l'aspetto sportivo. Persino nel torneo più importante. Un evento di costume, ricordato negli anni a venire.
Un evento possibile solo per il legame d'infanzia tra Kobe e l'Italia (altrimenti sarebbe finito in qualche altro campionato). Un'occasione da non perdere: bisognerebbe fare ponti d'oro a Sabatini.
Aggiornamento: apprendo nello scrivere che ci sarebbero problemi con il calendario. Vale ancora di più quanto ho detto: spero che non ci siano scherzi da parte di qualche società miope.
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