Nell'ultimo post facevo riferimento a una
questione che non ci ha cambiato la vita. Anche la prossima sarà una
questione del genere: il taglio dei parlamentari.
Questo referendum non mi appassiona affatto.
Trovo che quale che sia l'esito, non ci saranno conseguenze
apprezzabili. Se vincerà il sì, non ci saranno rischi per la democrazia
in arrivo; se vincerà il no, non sarà la vittoria della casta.
Le motivazioni per votare sì le conosciamo:
un piccolo risparmio, risibile rispetto al bilancio statale; la speranza
di snellire le procedure (cosa possibile, ma che dipende soprattutto da
fattori indipendenti dal numero); la possibilità che i parlamentari
siano più riconoscibili e più accountable.
Più articolate le motivazioni del no.
Le
principali riguardano la compressione della rappresentanza, che è ovvia
se diminuisci il numero di parlamentari. La valutazione se questo calo
sia troppo o troppo poco è di solito affidata a confronti con altri
Paesi. Il problema è che gli altri Paesi hanno sistemi diversi e non
confrontabili, specialmente per il nostro bicameralismo perfetto, oltre
che per altre differenze (Stati federali...).
Il confronto più
sensato mi pare tra rappresentanti eletti a suffragio universale e
diretto: in questo senso non trovo corretto chi calcola per l'Italia
solo la Camera. Un senatore mi rappresenta come un deputato, li eleggo
insieme, fanno le stesse cose: perché no?
Ricordo di aver letto un
articolo, che ora non ritrovo, che mostrava come calcolando i
rappresentanti eletti in questo modo l'Italia passerebbe da avere molti
parlamentari a un numero in linea con la media europea (per esempio, la
Francia ha 577 deputati eletti direttamente, l'Italia ne avrebbe 600).
Un calcolo simile è presentato anche qui.
Anche le altre osservazioni sono legate
essenzialmente a problemi numerici. C'è chi dice si penalizza la
rappresentanza territoriale. A parte il fatto che questa è legata anche
alla legge elettorale (numero dei collegi, liste bloccate...), mi pare
che questo argomento sia costituzionalmente debole: il fatto di avere X
senatori "di Brescia" è un'abitudine, una cosa che riguarda la
cosiddetta "Costituzione materiale", ma ricordiamo che l'articolo 67
della Costituzione, quello che vieta il mandato imperativo, recita
anche: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione".
Ho sentito alcuni paventare una mancanza di
rappresentanza per le piccole regioni. Credo che questo sia dovuto alla
modifica del numero di senatori minimo per regione, che - salvando
Molise e Valle d'Aosta - passa da 7 a 3.
Detto delle due regioni
eccezionali, che non cambiano il numero di senatori e si ritrovano quindi ancor
di più sovrarappresentate rispetto alla popolazione, per altre regioni
questo è vero. Però si tratta di quelle regioni per cui 7 senatori erano
proporzionalmente troppi già prima (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia,
Trentino-Alto Adige, Umbria e Basilicata). Queste regioni passano da
avere un numero di senatori per abitante pari al 35% in più della
Lombardia ad averne il 5% in più: in pratica erano sovrarappresentati
prima e c'è un riequilibrio più equo.
A meno che non vogliamo
insistere (in maniera di dubbia costituzionalità, come ho detto) sulla
rappresentanza per territori, ma allora saremmo uno Stato federale come
gli USA: un tot di senatori per Stato.
Altra critica: si rischia di avere una soglia
"implicita" per entrare in Parlamento piuttosto alta, specie se
eleggiamo i senatori su base regionale. Detto che ciò dipende anche
dalla legge elettorale, anche questo è un effetto che mi trova
favorevole. Non sono così convinto del maggioritario spinto, ma una
soglia di sbarramento elevata mi trova favorevole. Per la rappresentanza
e il diritto di tribuna c'è la Camera.
Sento dire anche che bisogna ridimensionare i
delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica. Non
lo trovo un gran problema: sono 3 per regione (1 alla Val d'Aosta),
portandoli a 2 il numero calerebbe di 19 unità. E' dai tempi di Leone
che nessun Presidente è eletto con maggioranze così risicate, mi pare un
problema ininfluente.
Anzi, visto il regionalismo che abbiamo
impostato nel Titolo V, idealmente per coerenza costituzionale forse ha
anche senso che le regioni pesino qualcosa di più.
La diminuzione dei parlamentari eletti all'estero
è proporzionale, e che siano di meno non mi pare una tragedia. Ai tempi
della legge Tremaglia ero favorevole a questa rappresentanza, ma
dobbiamo dire che l'esperimento non è stato signiicativo.
L'unico problema vero che vedo nell'eventuale
vittoria del Sì non riguarda il merito: questo è un referendum che
liscia il pelo dell'antipolitica, così è nato e così va avanti, e
ogni
cosa che va in questa direzione è un passo in una direzione sbagliata.